Dominic Thiem scavalca Roger Federer e diventa numero tre del mondo. L’austriaco è il nono giocatore dal 2008 a interrompere il dominio dei big three

Dal 2008 solo in nove

Nel 2020 della Next Gen, il primo a irrompere nel dominio dei big three è stato Dominic Thiem. L’austriaco porta sulle spalle qualche primavera in più dei giovani concorrenti, 26 per l’esattezza; ma ha iniziato la stagione con un marcia in più. A Melbourne infatti ha raggiunto la terza finale slam della carriera, la prima fuori dalla terra. L’austriaco si è fermato ad un set dal primo trionfo slam, ma tolto questo, la finale con Djokovic e le precedenti vittorie su Nadal e Zverev hanno confermato una volta per tutte la crescita sul veloce. Il mese di marzo non poteva iniziare meglio per il tennista di Wiener Neustadt che ha ritoccato il proprio best ranking alla terza posizione, scavalcando Roger Federer, costretto a perdere punti per strada dopo l’operazione al ginocchio destro.

Dal 2008 a oggi, Thiem è il nono giocatore a inserirsi nelle prime tre posizioni nell’era dei big three. Ci sarebbe da considerare anche Andy Roddick, numero tre del mondo nel 2007, ma abbiamo deciso considerare il dato partendo dal primo successo slam di Novak Djokovic. Nel conto dei nove c’è Andy Murray per quanto possa essere un’anomalia. Con 11 finali slam disputate, due ori olimpici e il raggiungimento della prima posizione del ranking si è unito ai primi tre e probabilmente senza l’infortunio all’anca di parlerebbe ancora oggi di Fab 4. Inoltre di questa lista il britannico è l’unico ad essersi spinto oltre la terza posizione della classifica raggiungendo la vetta nel 2016.

Del Potro, Wawrinka e Ferrer i più continui

Sul piano della continuità sono tre i tennisti che hanno contrastato maggiormente la leadership al vertice. Partiamo da Juan Martin Del Potro, paradossalmente il primo a rompere il dominio slam dei rivali, con il successo allo US Open 2009; ci ha messo poi ben nove anni per riuscire a prendersi la terza posizione del ranking ATP. Un caso limite il suo e la forte impressione che senza i numerosi infortuni e le conseguenti operazioni, si sarebbe attestato ai piani alti molto più a lungo riuscendo ad arricchire ulteriormente la bacheca.

Al contrario dell’argentino, chi ha sbancato inaspettatamente è Stanislas Wawrinka. Il ruolo dello svizzero sembrava esser ben definito ad un certo punto della carriera, a cambiare tutto, l’exploit dell’Australian Open 2014. La vittoria nella finale con Nadal vale il titolo dello slam down under e la terza posizione in classifica. Nelle due stagioni successive arrivano altri due trionfi slam, Roland Garros 2015 e Us Open 2016; a Wimbledon invece il miglior risultato al momento restano i quarti di finale raggiunti nel 2014 e nel 2015.

Il terzo nome è quello di David Ferrer. Lo spagnolo non ha mai trovato l’acuto slam, ma a lungo e a più riprese è stato a ridosso delle prime tre posizioni. Nel luglio 2013 il tennista di Javea, oltrepassò il confine e si prese la terza piazza del ranking, forte dei punti ottenuti con la finale del Roland Garros. A Parigi fu sconfitta contro Rafael Nadal, sorpassato poi due mesi dopo, mentre a fine stagione, quando Ferrer tornò al terzo posto fu Andy Murray a farne le spese (oltre al precipitato Federer).

Cilic campione slam. Zverev baluardo dei next gen

Restano dunque quattro i nomi della lista. L’unico over 30 rimanente è Marin Cilic che questi è l’unico ad aver vinto un titolo slam. Resta memorabile la cavalcata nello Us Open 2014, giunta al culmine con il successo nella finale contro Kei Nishikori. A livello di classifica però quel risultato valse solo un ritorno in top ten, anni dopo, decisive per il ranking le finali perse contro Federer a Wimbledon 2017 e all’Australian Open 2018. Il croato prese la terza posizione dopo il secondo K.O con l’elvetico e riuscì a conservarla fino alla fine di aprile.

Sono della stessa generazione Milos Raonic e Grigor Dimitrov. Il canadese nel 2016 era in rampa di lancio e sembrava essere pronto per poter quantomeno provare a rompere le uova nel paniere dei primissimi. La semifinale dell’Australian Open, la finale di Wimbledon persa contro Murray e il terzo posto in classifica a fine stagione. Sembrava tutto perfetto, ma 365 giorni dopo ci fu addirittura l’uscita dalla top ten. L’anno della caduta di Raonic fu invece quello della salita di Dimitrov. Clamorosa la vittoria nelle ATP Finals che gli consegnarono il terzo posto del ranking, in quell’occasione il bulgaro però non scalzò uno dei big three ma Alexander Zverev che chiude il nostro elenco. Il Next Gen più prematuro infatti scalò presto la classifica nell’anno delle vittorie di Roma e Montreal, salvo mancare negli anni successivi, specialmente in sede slam. In questa stagione dà però fiducia il raggiungimento della semifinale slam in Australia.