Dopo dieci anni l’Ecuador torna tra le grandi del tennis. Gomez e Quiroz trascinano i sudamericani nella trasferta contro il Giappone

Dopo dieci anni l’Ecuador torna a giocare per l’insalatiera

In Ecuador da ormai qualche anno la Coppa Davis è un affare di famiglia. Emilio Gomez e Roberto Quiroz sono figlio e nipote d’arte di Andrés Gomez Santos che nel 1990 con una vittoria Andre Agassi regalò a se stesso e al suo paese il titolo del Roland Garros. La mela non è caduta lontana dall’albero e per quanto replicare le gesta del papà sia difficile, Emilio con i suoi compagni sta provando a riaccendere la fiamma del tennis ecuadoriano. Dopo il doppio è archiviata la trasferta contro il Giappone, valida per l’accesso alla fase finale di Coppa Davis. Vittorie nei due singoli e doppio vinto da Escobar/Hidalgo per lo 0-3. Trovare i nipponici a mezzo servizio, senza Kei Nishikori; ha aiutato. Il resto del lavoro lo hanno poi fatto gli uomini schierati dal capitano Raul Vivier.

L’Ecuador mancava nel World Group dal 2010, anche allora la nazionale era una questione familiare. A Varaždin, nella sconfitta contro la Croazia, scesero in campo Nicolas e Giovanni Lapentti (anche loro nipoti di Andrés Gomez). In quell’occasione l’ex numero 6 del mondo e il giovane fratello non poterono fare nulla contro l’armata di Karlovic e Cilic che si impose con uno schiacciante 5-0. A quella stagione risale il debutto in Davis di Gomez, in campo a settembre nella trasferta di Bucarest contro la Romania. Altra sconfitta per 5-0, tant’è che Gomez debutta a contesa archiviata cedendo 6-3 6-4 ad Ungur. Da quel K.O, la permanenza forzata nel purgatorio della Zona americana; prima del cambio di formula, una sola chance per tornare tra le grandi, il play-off di Neuchatel perso contro la Svizzera. Nel 2019 la vittoria per 4-0 sul Venezuela è stata sufficiente per avere una nuova occasione, quella sfruttata a Miki.

Coppa Davis formato famiglia

Dai fratelli Lapentti a Gomez e Quiroz, la nazionale continua a condividere il sangue di Andrés Gomez Santos, probabilmente il più grande tennista ecuadoriano di sempre. Il condizionale resta d’obbligo, perché a giocarsi lo scettro c’è Pancho Segura che con Gomez Santos condivide il luogo di nascita, Guayaquil. Doppio passaporto, tre titoli NCAA giocando per l’Università di Miami; arrivano a livello collegiale i primi successi di Pancho che poi inanella quattro semifinali consecutive agli US Open (1942,1943,1944 e 1945). L’apice arriva con i tre trionfi consecutivi negli US Pro Tennis Championships (1950, 1951 e 1952), edizioni curiosamente giocate su altrettante superfici (terra, erba, parquet indoor). Nell’altro angolo resta però il tennista che quarant’anni dopo il trionfo di Pancho a Cleveland, ha conquistato la Coppa dei Moschettieri battendo Agassi. A fine carriera Gomez Santos arriverà a vantare 21 titoli nel circuito (due trionfi agli Internazionali d’Italia e uno al torneo ATP di Firenze) e la quarta posizione del ranking come best ranking.

«Ho iniziato a giocare a tennis da piccolo grazie a mio padre ma devo ammettere di non aver mai sentito il peso di dover raccogliere la sua eredità. Ha saputo darmi sempre i consigli giusti al momento giusto, lasciandomi vivere al meglio la mia carriera». Queste sono le parole di Emilio Gomez, attualmente numero uno d’Ecuador, alla posizione 151 del ranking. Emilio ha risalito la china dopo che nel 2017 un infortunio alla spalla lo ha costretto ad un lungo stop che dalla top 300 l’aveva riportato in basso. La scorsa stagione il cambio di marcia, ad aprile il picco con il primo trionfo Challenger a Tallahassee che è finito per valere i primi accessi ai tabelloni di qualificazione slam, nei quali Emilio non si è ancora spinto oltre i secondi turni di Roland Garros e Us Open. Roberto Quiroz è invece figlio di Pilar, sorella di Gomes Santos che svolge il ruolo di direttrice amministrativa della Academia de Tenis Gomez-Viver, gestita dal campione insieme al capitano di Davis Raul Viver. A livello giovanile il mancino si toglie la soddisfazione di due slam juniores in doppio e di una laurea in economia. Il best ranking lo ha toccato due stagioni fa, entrando nella top 200, per l’esattezza toccando la 172° posizione. Classifiche a parte, il momento d’oro i due ecuadoriani lo stanno vivendo ora, insieme a Diego Hidalgo, Gonzalo Escobar e Antonio March. Dopo dieci anni l’Ecuador torna tra le grandi del globo tennistico.