Una riflessione del nostro direttore sulla situazione attuale, sui possibili scenari futuri, sulle scelte dell’Italia e del mondo riguardo al contenimento del virus che sta sconvolgendo la nostra routine
Il tennis chiude per Coronavirus: fa benissimo, anzi, avrebbe dovuto farlo prima. Giocare fino a ieri, anche i tantissimi incontri di Coppa Davis sparsi in tutto il globo, è stato un azzardo, bene hanno fatto l’Italia e il Giappone almeno a chiudere le porte a tifosi. Chi ha preso prima provvedimenti drastici, uscirà dall’emergenza prima, e con meno danni.
Il pressappochismo di chi accusava gli italiani di isteria, e si consolava con gli scarsi controlli e l’indifferenza (apparente) degli States, oggi mostra tutta la sua inconsistenza. Viviamo in un mondo globalizzato, c’è solo da sperare che i ritardi di molti Paesi nell’affrontare la questione non si traducano in un tragedia molto più grande di quella che stiamo vivendo. Ma torniamo alle piccole cose del tennis.
Giovedì è in programma il sorteggio per le Finals di Coppa Davis, ma la verità è che nessuno ora sa bene cosa succederà. Con grande probabilità dovremo fare a meno di molti altri tornei. Miami al 90 per cento (99?…) seguirà il destino di Indian Wells, ma a rischio è tutta la stagione sulla terra rossa.
Auguriamoci che la situazione migliori, in fretta, ma non è da sottovalutare l’ipotesi che salti persino il secondo Slam stagionale a Parigi. Non è una certezza, ma è una possibilità. Come quella, attualissima, che addirittura le Olimpiadi vengano annullate o riprogrammate. Meglio, del resto, considerare soluzioni drastiche nel breve tempo per non doverne prendere poi altre ancora più dolorose sul lungo termine. Indian Wells ha annunciato che tenterà di trovare una data per recuperare il torneo, e le date ci sono, ma fino a quando non tornerà una parvenza di normalità è inutile ragionarci. In attesa che torni il tennis giocato – speriamo presto – noi continueremo a raccontarvi la passione per questo sport.