La cancellazione di Indian Wells rappresenta una novità nel tennis americano: gli Us Open si erano giocati anche durante i conflitti mondiali a differenza degli altri tre Slam

Una decisione drastica, epocale, storica. La cancellazione del torneo di Indian Wells fa capire che con il Covid-19 non ci si può permettere di scherzare. Sembrava poter andare tutto per il verso giusto ma le precauzioni messe nero su bianco dagli organizzatori alla vigilia dell’evento sono state immediatamente cestinate dopo il primo caso di positività nel deserto californiano dichiarato dal Riverside County Public Health Department.

Il BNP Paribas Open è diventato così il primo grande torneo americano ad essere cancellato, in attesa di capire se sarà possibile trovare una nuova ricollocazione in calendario. Un caso che potrebbe riverberarsi a cascata sull’imminente tappa Masters 1000 a Miami e, successivamente, sulla stagione su terra in Europa. Il tennis in America prima d’ora non si era mai fermato, neppure durante il periodo delle grandi guerre. Se Roland Garros (1915-19 e 1940-45), Wimbledon (1915-18 e 1940-45) e Australian Open (1916-18 e 1941-45) conservano dei buchi nei rispettivi albi d’oro, non altrettanto può dirsi degli Us Open giocati ininterrottamente dal 1881 ai giorni nostri: il governo statunitense, in un periodo difficile come quello dei due conflitti mondiali, utilizzava infatti gli eventi sportivi per impegnare la mente della popolazione a stelle e strisce.

Non è stato possibile, invece, contro il coronavirus: lo sport non può in alcun modo prevaricare un’emergenza sanitaria che sta iniziando a diffondersi anche oltreoceano, dove sono circa 700 i casi accertati. Con buona pace degli appassionati, costretti a salutare per il momento Djokovic, Nadal e il resto della compagnia: anche lo sport dovrà dare il buon esempio, con la speranza di uscirne il prima possibile e ridare vigore alla torcia olimpica che inizierà il 12 marzo il proprio pubblico dopo una cerimonia a porte chiuse.