Adelchi Fioriti è il secondo protagonista della rubrica dedicata ai fotografi. Il romano racconta la sua storia, proprio nata da una partecipazione a un gioco a pronostici promosso dal nostro sito
Dal “Tennis Game” alla Fed Cup
In una rubrica dove tennis e fotografia sono il connubio legante delle storie raccontante, non può passare inosservato il percorso di Adelchi Fioriti. Il fotografo romano ha iniziato a scattare da giovanissimo e già da spettatore catturava le immagini dei grandi campioni che negli anni si sono avvicendati sulla terra del Foro Italico. L’opportunità di trasformare ciò che più amava in un lavoro arriva solo dieci anni fa e Adelchi non se l’è fatta sfuggire come ci racconta: “Da piccolo portavo sempre la macchina fotografica con me e pur essendo a volte lontano ho sempre fatto foto. Io sono appassionato in generale di sport, se fossi nato oggi probabilmente starei ventiquattro ore al giorno davanti la tv – ironizza Adelchi introducendo la sua storia – Oggi mi ritrovo foto degli Internazionali d’Italia a partire dal 1979, proprio perché portavo sempre la macchina con me. Questa passione nel 2010 si è trasformata in lavoro proprio con Il Tennis Italiano. Sul sito internet c’era un gioco giornaliero nel quale veniva proposto un incontro e bisognava indovinare il risultato. Vinsi la classifica mensile e la rivista mi dedicò un pezzo, conservo ancora l’articolo intitolato “Adelchi re del ranking”.
“In quell’occasione mi proposi raccontando della mia passione per la fotografia e mandai qualche scatto ad Enzo Anderloni – riprende il discorso – Così cominciai la mia collaborazione con la rivista anche perché in quegli anni nel Lazio c’era un torneo ITF praticamente ogni settimana. In quell’anno a Roma seguii anche la sfida di Fed Cup del 2010 tra Italia e Repubblica Ceca. Fu la prima manifestazione internazionale fatta da fotografo e ricordo in particolare una prova strepitosa della Schiavone che vinse 6-0 6-2 contro Safarova”.
La collezione di racchette iniziata con un servizio su Cipolla
Legato a Il Tennis Italiano anche un altro dei ricordi di Fioriti che ci racconta come ha fatto la conoscenza di Flavio Cipolla e Vincenzo Santopadre. “Era il 23 dicembre 2011 e faceva un freddo incredibile. Doveva uscire un articolo su Cipolla e andai al Parioli per fare delle foto, per me questo fu il primo approccio diretto con dei giocatori, dato che le altre volte fotografavo nei tornei ma non avevo grandi contatto con loro. Conobbi due persone fantastiche e tra l’altro è proprio grazie a loro che ho potuto iniziare la mia sezione del museo delle racchette – racconta Adelchi che oggi vanta una vasta collezione di telai – Vincenzo ancora oggi lo incrocio alla Rome Tennis Academy e prima di partire mi chiede sempre cosa può portarmi da una trasferta. Io senza grosse pretese gli ho detto che mi accontento anche delle racchette rotte in allenamento da chi si allena con Berrettini. Recentemente ho ottenuto quelle della Rybarikova, di Mannarino e dello stesso Matteo”.
I preferiti di Adelchi
Parlando di giocatori con Adelchi emergono tanti nomi ed esce fuori anche quello di un idolo purtroppo mai fotografato. “Ai tempi morivo per Gene Mayer, ma non sono mai riuscito a fotografarlo al Foro. Oggi se dovessi dire chi sono i miei preferiti da vedere e fotografare, togliendo naturalmente i big three che fanno a categoria a parte e anche Wawrinka che ci si avvicina; direi Del Potro, Shapovalov e Dimitrov – svela Fioriti che poi ci spiega quali sono le caratteristiche di un giocatore meno bello da ritrarre – Solitamente i grandi battitori non sono bellissimi da fotografare perché scambiano molto poco e questo si ritorce anche sulle foto che avrò dell’avversario, perché spesso sarà costretto a colpire in allungo. A livelli più bassi, come può essere un campionato di Serie A1, c’è il problema opposto. Quando hai tennisti che giocano molto da fondo tutte le foto sono uguali, prendi dritto, rovescio, servizio e poi non hai altro da catturare”.
Il centrale di Napoli insidia il Pietrangeli
“Se mi chiedi qual è il campo più bello dove ho fotografato ne devo citare due – risponde Adelchi alla quarta domanda che gli viene posta – Di quelli permanenti per me il più bello è il Pietrangeli e su questo credo molti possano concordare. È bello per noi fotografi, per gli spettatori e per i giocatori. Allo stesso tempo però ricordo il campo allestito a Napoli nel 2012 per la sfida di Davis tra Italia e Cile. Eravamo sul mare, dagli spalti si ammirava un bellissimo sfondo e in tutto questo si è aggiunta la bellissima atmosfera della competizione. Il centrale di Roma è invece più scomodo per fotografare – dice Adelchi quando gli viene fatta la domanda opposta – La fossa dei fotografi è piccola e ci sono anche le telecamere della tv, Inoltre l’accesso è limitato a delle fasce quindi devi fare la fila. Però da quando hanno aperto le due finestrelle a bordo campo tipo Roland Garros vado lì e da quella posizione ho fatto foto molto belle”.
La spaccata di Tsitsipas
A chiudere lo scatto più bello e in questo caso Adelchi punta sull’edizione più recente degli Internazionali d’Italia: “Ho fatto tante foto belle, ma alcune delle mie preferite magari piacciono solo a me. Una di quelle che invece è piaciuta a tutti, anche ai colleghi, è un tentativo di volée bassa di Tsitsipas nella semifinale del 2019 a Roma contro Nadal. Tsitsipas era sceso a rete dopo aver giocato sul dritto di Rafa che con l’uncinata lo ha forzato a questa spaccata – ricorda lo scambio Adelchi – Questo è uno scatto che piace molto anche a me e che come detto ha trovato anche il favore della critica. Io personalmente cerco sempre di confrontarmi con fotografi che hanno più esperienza di me e fanno questo mestiere sempre, se hanno voglia e pazienza chiedo sempre dei consigli perché sono sempre utili per crescere”.