La storia dell’ex numero 33 al mondo pronto a tendere la mano ai genitori impegnati nel campo della sanità
Si è spinto sino al numero 33 delle classifiche mondiali, ha calcato i campi più importanti del circuito e giocato contro i più forti senza mai abbandonare la sua propensione a tendere una mano al prossimo. Tra i tanti tennisti costretti a cambiare momentaneamente lavoro per sopravvivere economicamente, l’iniziativa più originale è sicuramente quella di Robin Haase. Il trentatreenne olandese si è improvvisato baby-sitter durante l’emergenza coronavirus nella speranza di essere d’aiuto ai genitori costretti a lavorare nel campo della sanità. Il suo annuncio su Instagram di fine marzo ha riscosso un grandissimo successo: “Ho avuto un sacco di richieste ed è stato grandioso – ha raccontato al sito dell’Atp – Avevo fatto da baby-sitter solamente due volte per mio nipote, circa quindici anni fa. Non avevo grande esperienza ma ha funzionato”. Non capita tutti i giorni di poter farsi raccontare delle favole con Federer e Nadal protagonisti. “Per le prime due settimane e mezzo aiutavo in questo modo senza fermarmi mai – ha proseguito Haase – Uno di questi bambini era abituato a festeggiare il compleanno con i suoi genitori al ristorante ma quest’anno non ha potuto. Così gli ho regalato un gioco. E nel giorno del mio compleanno (lo scorso 6 aprile, ndr) lui ha ricambiato con un video messaggio: è stato un gesto davvero bello”.
Anche durante la propria attività internazionale Robin ha sempre impiegato parte del suo tempo nel vistare ospedali e passare del tempo con gli appassionati, pur limitando le sue apparizioni ai tempi del covid-19 per evitare strumentalizzazioni pubblicitarie. “Non ho mai messo cose del genere sui social media perché mi piaceva svolgere azioni del genere – ha spiegato Haase, che non nasconde qualche preoccupazione sul ritorno in campo – Ho recentemente comprato una bicicletta ma non so come risponderà il mio corpo. Ho un ginocchio che non è messo benissimo, ero abituato a giocare sul dolore ma adesso bisognerà vedere come reagirà dopo essere stato fermo a lungo. Competere e giocare davanti a un grande pubblico è la cosa che mi manca di più. Mi vedo come un tennista ma anche come un intrattenitore”. Nessuno vuole essere Robin. O forse sì.