- Guillermo Pérez Roldán svela i retroscena del tormentato rapporto con il padre che gli avrebbe sottratto i guadagni della carriera
“Dei genitori pensi di poterti fidare, mi portarono via tutto”
“Ho giocato ai massimi livelli, ma non mi è rimasto neanche un soldo. Mio padre mi ha rubato tutto”. La rivelazione di Guillermo Pérez Roldán in un’intervista a La Nacion. L’ex tennista di Tandil, capace di raggiungere nel 1988 i quarti di finale al Roland Garros, si è aperto ai microfoni raccontando i problemi avuti con il padre ed ex allenatore Raúl Pérez Roldán. Ancor prima della truffa che lo ha lasciato al verde, Guillermo ricorda i maltrattamenti fisici: “Dopo alcune sconfitte ho incassato pugni in bocca, tutti sapevano degli abusi fisici e per me vincere era un sollievo più che una gioia. A 19 anni non apprezzavo ciò che facevo”. Le parole dell’ex giocatore che è cresciuto tennisticamente insieme a Franco Davin, Mariano Zabaleta e molti altri della scuola tandilana.
Dopo qualche anno nel circuito ed aver già raggiunto la tredicesima posizione del ranking, Pérez Roldán riuscì a staccarsi dal padre: “Dopo aver vinto a Palermo nel 1989 gli dissi che avrei iniziato a viaggiare da solo e minacciai di non toccare più la racchetta quindi lui si arrese. In quel periodo sono riuscito a godermi il tennis”. Nel momento del ritiro però arriva una brutta sorpresa, infatti tutti i soldi guadagnati in carriera erano finiti nelle tasche del padre: “Gli assegni dell’ATP arrivavano a mio nome ed il conto era familiare con tre firme. Dei tuoi genitori pensi di poterti fidare, ma firmando in due furono in grado di togliermi tutto. Ho scoperto la truffa nel 1994 e tre mesi dopo il ritiro ero povero, non avevo neanche la macchina – spiega come ha agito la sua famiglia – In occasione del mio secondo matrimonio in Cile (dove ora abita ndr), mia moglie mi ha convinto ad invitarli per sistemare le cose. Ho proposto a mio padre di darmi indietro almeno una piccola parte, ma si è rifiutato e io ci ho messo una croce sopra. Andrò avanti con il lavoro che faccio ora”.
Il ricordo di Mariano Zabaleta
Nell’intervista Pérez Roldán spiega che sua moglie, i suoi amici più cari e colleghi come Davin, Infantino e Zabaleta sapevano tutto. In particolare Mariano Zabaleta, ha vissuto per un periodo a casa di Guillermo e ha parlato di Raúl: “Vedevo che Guillermo soffriva, ma ero un ragazzo di 15 anni e non potevo dargli consigli come farei sicuramente adesso con la maturità di un 40enne. Raúl aveva dei problemi di testa, costringeva i figli a situazioni estreme per portarli a dare il massimo in campo”.
Più avanti Mariano per staccarsi dal rapporto con Raúl ha dovuto addirittura pagare: “Diventai numero uno del mondo juniores e firmai i primi contatti. Il mio coach era Salvatti, un italiano con cui mi trovavo bene. Ma un giorno Raul scatenò una rissa ed il mio coach tornò in Italia, per sei mesi viaggiai con lui che prese dei soldi dai miei contratti. Era aggressivo e mi stava facendo passare la voglia di giocare a tennis, dissi ai miei genitori di voler smettere e loro mi chiesero quale fossi il problema. Pagai 100mila dollari per chiudere il rapporto, ma il mio avvocato disse di non preoccuparmi perché per liberarmi di un pazzo come lui qualunque somma sarebbe stata conveniente”. Parlando dell’amico, Zabaleta dice: “Credo per lui sia stato ancora più traumatico essendo quello suo padre. Mi dispiace perché lo conosco molto bene e ho molta stima di lui. Spero questa storia possa aiutare i ragazzi che stanno vivendo una situazione simile”.