Il britannico ritorna indietro nel tempo al periodo più difficile della sua vita: “Lo psicologo mi disse che ero una delle persone più arrabbiate con cui avesse mai parlato”.

Raramente Daniel Evans in questo biennio è tornato alla sua squalifica di dodici mesi. Il britannico nel 2017 fu colto in flagrante da un controllo, che lo attestò positivo alla cocaina. Con tanta forza di volontà e grazie all’aiuto delle persone a lui più care, Dan è tornato alla ribalta e in questo avvio di 2020 ha addirittura migliorato il proprio best ranking (ora è numero 28). Alla BBC ha di nuovo toccato l’argomento, raccontando alcuni retroscena del periodo più buio della carriera: Alcune volte penso ancora quanto io sia stato stupido, ma non mi va di guardare indietro. Di certo non mi odio come feci durante la sospensione. Ero disgustato da ciò che avevo fatto, tuttavia dovevo passarci sopra ad un certo punto”, racconta.

Per risollevarsi sotto vari punti di vista, Evans chiamò in causa anche uno psicologo dello sport: Mi disse che ero una delle persone più cattive con cui avesse mai parlato – prosegue -. Avevo tanta rabbia repressa a causa della squalifica, si capiva da come mi rapportavo con lui. Quando scoprì della positività abbandonai ogni social media, ero preoccupato di cosa avrebbero potuto pensare i miei colleghi e tifosi“. Il ritorno alle competizioni non è stato semplice. Per Wimbledon ad esempio non arrivò la tanto sperata wild card: “Ho avuto alcuni problemi a partecipare ai tornei. Non stavo ottenendo il più semplice degli aiuti da parte delle persone che avevo aiutato in precedenza. Nonostante avessi giocato molto per la Gran Bretagna, non erano così disponibili a supportarmi. Per fortuna poi sono tornato regolarmente in campo e ne sono uscito”, ha chiosato Dan.