Uno staff di prim’ordine e le aspettative di un paese intero per il più atteso della nuova classe Next Gen
Il più giovane spagnolo a vincere un match ATP dai tempi di Nadal
Due sigilli a Manacor, la prima vittoria nel circuito ATP e 172 posizioni guadagnate in classifica: in un paio di mesi Carlos Alcaraz Garfia ha conseguito ciò che per molti potrebbe valere l’intera annata. Il classe 2003 guidato da Juan Carlos Ferrero, a metà della scorsa stagione, a 16 anni appena compiuti ha deciso di mollare il circuito juniores con una scelta analoga a quella del nostro Jannik Sinner. Le due situazioni sono però molto diverse, dietro allo spagnolo c’è infatti un progetto con fondamenta lontane che gli ha permesso di avere a sua disposizione un grande staff ancor prima dell’altoatesino, come ci racconta Luca Nardi: “Già da piccolo era una macchina, un grande lavoratore con un’attitudine da professionista, infatti ha scelto prestissimo di fare il giocatore – spiega il pesarese, coetaneo di Alcaraz – Attorno a lui c’è un progetto ben organizzato ed un grande staff. Su tutti Juan Carlos Ferrero che può aiutarlo moltissimo, sono una bella coppia e potranno fare grandi cose”.
In effetti le premesse del 2020 portavano in questa direzione, a gennaio una sola sconfitta, contro Zsombor Piros nella finale del 15.000$ di Antalya arrivata dopo i due trionfi nei Futures giocati sul veloce alla Rafa Nadal Academy. Poi i riflettori e le luci di Rio de Janeiro lo hanno ispirato nell’exploit contro Albert Ramos, primo successo nel circuito maggiore per un classe 2003. Al primo confronto con un top 50, Alcaraz ha avuto l’impressionante capacità di stare nel match fisicamente e mentalmente per oltre tre ore e mezza, riuscendo ad aver ragione dell’esperto connazionale con il parziale di 7-6(2) 4-6 7-6(2). Da sempre abituato a giocare con ragazzi più grandi, Alcaraz è stato da subito formato per raggiungere grandi obiettivi e non è un caso che a 16 anni e 9 mesi sia diventato lo spagnolo più giovane a vincere un match nel tour dai tempi di Nadal (Mallorca 2002). Della precocità di Alcaraz d’altronde se ne rese conto nel 2018 anche il nostro Federico Gaio, fu infatti contro il tennista di Faenza che all’età di 14 anni e 8 mesi l’iberico conquistò il primo punto ATP tra le mura casalinghe di Murcia. Tornando in Sud America, l’avventura brasiliana si è poi conclusa contro Federico Coria in tre set (6-4 4-6 6-4).
Grande dritto, solido e lottatore: le impressioni degli avversari
Attualmente numero 318 del mondo, Alcaraz Garfia è il più atteso della nuova classe Next Gen, in particolar modo per le premesse che ne pronosticano una rapida ascesa ed un’eredità pesante da raccogliere in patria. In attesa di tornare al tennis giocato, abbiamo raccolto i pareri di Luca Nardi e Lorenzo Musetti che lo hanno già incrociato in campo. Partiamo dal 2003 marchigiano che essendo coetaneo del protetto di Ferrero ha avuto modo di conoscerlo sin dalla giovanissima età: “Ci conosciamo da tantissimi anni, siamo amici ed è successo più di una volta che uscissimo insieme a cena – dice Nardi che parla della persona ancora prima del tennis – Fuori dal campo è un bravissimo ragazzo, molto pacato e socievole. Quando gioca però si trasforma, ha un atteggiamento che lo porta molto a caricarsi e può dare fastidio perché ad ogni punto esulta a gran voce”. Spiega Luca che ha affrontato più volte lo spagnolo.
“In cinque incontri non sono mai riuscito a batterlo, anche se due volte ho avuto dei match point. Quelle contro Alcaraz son sempre state partite dure anche perché è più forte di me e mi spinge a dare il massimo, anche se ancora non è bastato – racconta ai nostri microfoni – In generale sbaglia poco, il dritto è senza dubbio il colpo più forte, il rovescio non è da meno anche se lo usa principalmente per aprirsi il campo. Ha poi un’ottima sensibilità, non è raro vederlo giocare la palla corta di dritto (lo ha imparato a sue spese Albert Ramos ndr) e possiede un’ottima presenza anche a rete – prosegue Nardi che conclude con una pillola tattica – Da sinistra spesso serve ad uscire per potersi poi spostare subito sul dritto e comandare”.
Lo scontro diretto invece sorride a Lorenzo Musetti che nel 2018 a Budapest ha regolato lo spagnolo in occasione della fase finale della Junior Davis Cup: “L’ho affrontato due anni fa e già allora aveva ottime qualità fisiche e tecniche. Si affida molto al dritto, è un colpo con cui fa tanti punti e spesso si sposta per giocarlo a sventaglio – il 2002 di Carrara conferma quanto detto da Nardi – Per essere un 17enne ha un’ottima tenuta fisica, si muove bene ed è esplosivo. Sul piano mentale è un cagnaccio, lotta ogni punto e poi ha uno staff molto importante che può aiutarlo in questi anni. Non voglio sbilanciarmi troppo, ma Carlos ha le potenzialità per arrivare tra i migliori”.