Per 60 anni fuori dai Giochi, il tennis non è mai stato considerato dal CIO uno sport di prima fascia. Allo stesso modo, i big hanno sempre dato poco importanza alle medaglie olimpiche, fino alle ultime due edizioni…
Una storia in chiaroscuro
Non sembra che, fra le preoccupazioni per un’attività internazionale che stenta a riprendere, il torneo olimpico di Tokyo rappresenti una priorità. Anzi, diciamola tutta: molti addetti ai lavori, giocatori compresi, non se ne sono neppure accorti. Contano gli Us Open, Parigi, Roma.
Eppure sarebbe proprio questa la settimana di un torneo che pure non si presentava affatto male, a immaginare il campo di partecipazione e pensando che le ultime due edizioni sono state entrambe vinte da Andy Murray, l’ultima in finale su Federer, a compensare edizioni dei Giochi appannaggio di giocatori di seconda fascia.
A Barcellona ‘92, in un tabellone che pure comprendeva Courier, Edberg, Sampras, Ivanisevic, Becker e Chang, sono andati in finale lo svizzero Marc Rosset, poi vincitore, e lo spagnolo Jordi Arrese, classifica a fine anno rispettivamente numero 35 e 37. Una soluzione inimmaginabile in un torneo del Grand Slam. A Sydney 2000, forse per l’amore per il tennis connaturato in quel Paese, il torneo è stato valutato dal pubblico come evento di primo livello. Vinsero il russo Kafelnikov e Venus Williams, due che certamente avevano le carte in regola. Ad Atene 2004 nuovo crollo di immagine perché, a conferma di quanto poco contasse per i tennisti il titolo olimpico, Roger Federer è stato eliminato al secondo turno. Medaglia d’oro al cileno Nicolas Massu, in finale su Mardy Fish. Prestigio complessivo salvato solo dal successo nel femminile di Justine Henin, che deve aver fatto felice il Belgio, sempre a corto di medaglie olimpiche nella sua storia se si eccettua il ciclismo. Il successo di Rafa Nadal a Pechino 2008 ha certamente alzato il prestigio dell’albo d’oro maschile, completato dalla vittoria in doppio di Federer e Wawrinka.
Anche Londra e soprattutto Rio, con 3 dei primi 6 del mondo giunti in semifinale, hanno confermato un trend in crescita, tuttavia rimane la sensazione di un amore mai sbocciato fra Olimpiadi e tennis, non a caso rimasto fuori dai Giochi per 60 anni, da Anversa 1928 fino a Seul 1988. Motivo? Secondo l’autorevole testimonianza di Giorgio De Stefani, che è stato uno dei più importanti dirigenti dello sport italiano e per moltissimi anni membro del CIO, una banale disputa sorta circa la scelta della marca delle palle da usare.
Ogni 4 anni, la mutazione in sport minore
A Los Angeles 1984, nell’edizione boicottata dai russi e da altri Paesi dell’enclave sovietica, Steffi Graf e Stefan Edberg vinsero le due prove di singolare ma non ricevettero alcuna medaglia ufficiale. Il tennis era infatti ritornato ma dalla porta di servizio, come sport dimostrativo, un’assurdità e un insulto verso la popolarità e l’universalità del tennis nel mondo. Una decisione, presa dai dirigenti dilettanti del CIO in una riunione tenuta a Baden-Baden, in Germania, nel 1981, che i dirigenti (professionisti) del tennis non avrebbero mai dovuto accettare. Si possono comprendere i vantaggi, anche economici, che l’essere “sport olimpico” ha portato alla maggior parte delle Federazioni, inclusa la nostra, tuttavia non c’è dubbio che nonostante Nadal e Murray, Federer e Djokovic in tabellone, il tennis finisce sempre per essere considerato, nel quadro olimpico, uno sport minore.
L’apertura agli atleti professionisti, di tutti gli sport, ha naturalmente incentivato la partecipazione anche dei migliori tennisti, ma vorrei sapere se c’è un giocatore al mondo che baratterebbe un titolo dello Slam con una medaglia d’oro olimpica. Non è una questione di soldi (non c’è monte premi ai Giochi), è proprio il prestigio che manca. Non entri nella storia se vinci un oro olimpico, a meno che non ti chiami Marc Rosset o Monica Puig. Ma è questo il destino di alcuni sport “maggiori”, compreso il calcio, che improvvisamente, per 15 giorni ogni 4 anni, diventano “minori”. Una rivincita che si tengono stretta atletica leggera, nuoto e ginnastica artistica, in assoluto gli sport più seguiti ai Giochi. Forse perché dura poco, ma la finale dei 100 metri maschili di atletica è, in assoluto, la gara sportiva col più alto indice di ascolto televisivo al mondo. Del resto è facile da capire e crea un’innata curiosità vedere chi è l’uomo più veloce del pianeta. A sua volta, se Nadia Comaneci avesse preso 10 (il primo nella storia) in una gara qualsiasi, non sarebbe diventata celebre nel mondo e il mito sportivo che ancora è.
Forse è una concessione che tennis e calcio possono tranquillamente fare, per riequilibrare i livelli di popolarità di alcune discipline. Se non ci fossero le Olimpiadi, quanti giovani si avvicinerebbero all’atletica? Il calcio, con le sue ripugnanti regole sui fuoriquota, non c’entra veramente nulla con le Olimpiadi. Il CIO lo vuole perché vende molti biglietti, e allora partecipa. Il tennis? Sta un po’ più su, anche se rimane un dubbio: che molti tennisti, anche fra i più forti, sono contenti di andare alle Olimpiadi perché hanno piacere di partecipare alla sfilata di apertura. Un’emozione unica per tutti. Anche per loro.