Qualche pensiero al futuro, ma il tennis nel presente. A due mesi dalla ripresa del circuito Andreas Seppi parla in un’intervista ai nostri microfoni
Il 2021 nel mirino: “Normale pensare al futuro, ma nel presente c’è il tennis”
Dopo aver trainato a lungo il movimento azzurro in campo, Andreas Seppi con la nascita della piccola Liv si è tolto nel 2020 la maggior soddisfazione fuori dal rettangolo di gioco. Il lieto evento ha alleggerito e non di poco il lockdown dell’altoatesino, che nella sua dimora di Boulder, Colorado, si è potuto godere a pieno un momento cruciale per la sua famiglia. “Per me è stato un bel periodo, è nata mia figlia e durante il lockdown ho avuto molto tempo per stare con lei e con mia moglie – Andreas ha spiegato ai nostri microfoni – La ripartenza è stata tosta perché in questi anni non mi era mai capitato di stare fermo per un periodo così lungo. Con la nascita di Liv non mi sono dedicato tantissimo alla preparazione, naturalmente qualcosa ho fatto; ma niente al pari di quanto si fa in inverno e soprattutto sulla terra adesso sento di fare fatica sul piano atletico”. Analizza Seppi che prima dell’interruzione si era spinto in finale nell’ATP 250 di New York.
Nella seconda metà di stagione l’ex numero uno d’Italia ha accusato il gap atletico accumulato durante la pausa; proprio quest’aspetto, oggi come non mai per lui fa la differenza tra vittoria e sconfitta: “A quest’età essere preparato fisicamente è la cosa più importante perché spesso gioco con gente che ha 15 anni meno di me. Il problema non è la partita secca, anche perché sul tennis giocato sento di non aver perso niente; ma la difficoltà maggiore è confermarsi ed essere continuo nell’arco di tre-quattro partite dato che recuperare dopo i match non è più così semplice per me”. Proprio per queste ragioni, l’obiettivo di Seppi è iniziare il prima possibile la preparazione per il 2021: “Sto lottando per rimanere nei primi 100 ed entrare in main draw a Melbourne. Nelle prossime settimane proverò a fare i punti necessari per raggiungere questo obiettivo ed una volta fatto mi fermerò per preparare la prossima stagione – le intenzioni dell’allievo di Max Sartori – Diversi ragazzi fuori dai primi 100 stanno giocando molto bene e alcuni di loro mi sono passati davanti, quindi se non dovessi riuscire subito a garantirmi il tabellone nello slam australiano andrò avanti a giocare fino a novembre, ma onestamente spero di non doverlo fare”. Per riuscire nel suo intento Andreas dovrà invertire la tendenza che da agosto lo ha visto vincere solo tre incontri, due a Forlì ed uno in qualificazioni a Kitzbühel: “A quest’età inizi ad avere pensieri extra tennis, magari pensi a cosa potresti fare dopo o scopri nuovi interessi; nel mio caso poi c’è stata la nascita di Liv che è un bella distrazione – Seppi parla di come affronta le sconfitte rispetto al passato – Ad inizio carriera naturalmente sei più focalizzato sul tennis, quindi dai un peso diverso alla sconfitta; adesso invece come ho detto ci sono più distrazioni, gli obiettivi principali cambiano quindi è una situazione che affronti più facilmente”.
Il tennis dei NextGen: “Adesso picchiano tutti. A Musetti non manca niente per scalare la classifica”
Alla ripartenza del circuito Seppi ha avuto il vantaggio di trovarsi già negli states per prendere parte agli Us Open e poi si è spostato in Europa dove ha giocato il Roland Garros, due esperienze slam particolari indipendentemente dal campo che lo ha visto cedere in quattro parziali a Frances Tiafoe e Sebastian Korda: “Tra i due tornei, ho preferito la bolla di New York perché migliore. L’hotel era riservato a noi giocatori e non c’era gente da fuori, mentre durante il Roland Garros non potevamo uscire in città ma poi l’albergo era aperto anche ai turisti. Inoltre in America la temperatura era di gran lunga migliore, a Parigi è vero che sono stato poco, però giocare con 10°C, vento e pioggia non è bellissimo e durante il giorno era difficile stare all’aperto”.
Prima dello slam parigino, Seppi aveva avuto modo di affrontare Lorenzo Musetti nei quarti di finale del Challenger di Forlì. In Romagna ha trionfato il giovane 2002 per il quale Andreas ha speso belle parole: “Quando l’ho affrontato si vedeva che reduce dalle vittorie di Roma contro Wawrinka e Nishikori era in fiducia, gli veniva tutto facile. Detto questo lui ha un gioco molto completo e moderno: serve molto bene, ha un bel dritto e di rovescio fa girare tanto la palla. Come tennis davvero non gli manca niente per scalare la classifica rapidamente”. L’endorsement dell’atleta di Caldaro che pensando ai suoi primi anni di carriera parla anche di come sia cambiato tennis: “Tra inizio anni 2000 e oggi il tennis è cambiato in maniera meno radicale rispetto al passato, ma guardando i giovani si nota facilmente che la palla viaggia sempre di più. Tutti picchiano, tutti servono sui 210km/h e giocare così ti permette anche di avere qualche lacuna tecnica e tattica”.
Gli states e la famiglia quando arriverà il ritiro
Ottenere i punti necessari per evitare le qualificazioni agli Australian Open e poi preparare il 2021. Questi sono i propositi di Andreas, che ammette però le difficoltà nel porsi nuovi obiettivi in questa fase della sua carriera: “Porsi traguardi generali o di classifica non è facile adesso, in questi ultimi anni stare bene fisicamente è sempre stata la mia priorità perché poi ho sempre saputo giocare un buon tennis”. Vincere porta classifica e per questo l’italiano non si pone nessun traguardo specifico se non quello di continuare a giocare i tornei più importanti, un aspetto quasi imprescindibile per il suo futuro: “Su un eventuale ritiro agiscono più fattori, in primis se vedi che il corpo non reagisce più è inutile dannarsi e continuare; ma allo stesso tempo se perdi tanto pur sentendoti bene e scendi di classifica diventa dura – analizza l’altoatesino – Sinceramente se dovessi scendere intorno alla 150° o 200° posizione, non so se sarei disposto a giocare di nuovo tabelloni di qualificazione e tanti Challenger”. Il ragionamento in chiave ipotetica di Seppi.
“Il tennis alla fine ancora mi diverte e gioco volentieri. Questo sport mi ha dato tanto e sarà sempre parte della mia vita”. Il pensiero dell’ex 18 del mondo che nel post ritiro vorrebbe però stabilizzarsi: “A fine carriera non credo mi metterò a fare l’allenatore girando per 20-30 settimane l’anno come ho fatto in questi anni. Voglio stare con la mia famiglia e perché no allargarla anche; però alla fine credo di avere ancora del tempo per scoprire cosa mi riserverà il futuro”. Seppi conferma che il ritiro non è in vista e tra tutte queste congetture, l’unica certezza della famiglia Seppi-Bernardi è la volontà di trascorrere i prossimi anni in Colorado: “Vogliamo crescere nostra figlia negli States e rimarremo lì a tempo indeterminato, poi se dovessimo cambiare idea possiamo sempre tornare in Italia”.