Il presidente dell’ATP riflette sul futuro del tennis a livello di marketing e proposta televisiva

Dopo essere subentrato a Chris Kermode, Andrea Gaudenzi presidente dell’ATP ha subito provato a dare una nuova impronta al circuito. Il percorso dell’ex giocatore azzurro è lungo, ma le idee sono ben chiare: Abbiamo la necessità di focalizzarci sui fan che sono i destinatari di tutto. Comprano biglietti, guardano le partite, leggono le notizie e sono la platea per i nostri sponsorha detto Gaudenzi in un’intervista rilasciata a SportsPro – Il nostro approccio non può essere totalmente incentrato su tornei e giocatori, dobbiamo offrire un’esperienza migliore ai fan”. Un ruolo fondamentale in questo sarà giocato dalla proposta televisiva, cosa che secondo Gaudenzi il tennis non sfrutta a pieno: Se negli anni 90 il tennis era penalizzato perché non si sapevi quando sarebbe iniziato un incontro o quando sarebbe finito, adesso nell’era del digitale e dell’OTT le potenzialità invece sono moltissime. Hai partite adatte per ogni fuso orario, ci sono match maschili e femminili. Abbiamo un prodotto globale – prosegue il presidente del circuito maschile che individua una criticità principale – Ciò che è davvero complesso è trovare un racconto che possa coinvolgere tutti i soggetti. Il prodotto deve portare vantaggio e valore a tutti”.

Gaudenzi fa poi notare che nonostante il tennis sia il quarto sport al mondo per bacino d’utenza, il tennis rende solo 0,50 dollari per fan contro i 3 dollari del golf: “Il tifoso forse vuole avere più tennis e magari sarebbe anche in grado di pagare di più, ma in alcuni casi non può permetterselo e si arrende a causa di punti deboli del sistema. Oggi purtroppo non possiamo ancora offrire tutto il tennis su un’unica piattaforma – fa notare, sottolineando però come questo sia uno degli obiettivi futuri – Qui nel Regno Unito per vedere tornei slam, ATP Tour e WTA devi avere tre o quattro abbonamenti, è una cosa complessa che non funziona. Un approccio unito giocherebbe a favore degli spettatori”. Ribadisce il presidente dell’ATP che fa poi l’esempio di ciò che l’etichette discografiche hanno dovuto affrontare con l’avvento di Spotify ed Apple Music. “I titolari dei diritti del tennis devono essere allineati perché parliamo con le stesse persone, non devono competere direttamente per l’audience. I nostri tornei sono in un momento diverso nel calendario. Wimbledon non compete con gli Australian Open, così come i nostri tornei non competono con loro. Il competitor del tennis è il mondo intorno, un esempio sono le piattaforme d’intrattenimento tipo Netflix o Prime Video”.

Nell’intervista si parla anche di prize money, anche in questo caso Gaudenzi ha in mente una futura formula: “Ho pensato ad una soluzione per i prize money, con un livello “di base” per i tornei destinato a crescere del 2,5% anno dopo anno, e un accordo di partecipazione agli utili 50/50 tra giocatori e promotori. Questo è proprio quello a cui aspirano i tennisti. L’obiettivo è introdurre gradualmente questi meccanismi nelle prossime stagioni, dai tornei Masters 1000 in giù”. Questa non sarebbe però l’unica novità in cantiere: “Il piano prevede di apportare modifiche al calendario: alcuni Masters 1000 verrebbero allungati a 11 o 12 giorni con tabelloni allargati, offrendo ai promoters tornei più interessanti con tutti i migliori al via, e consentendo più giorni di riposo ai tennisti. Questo avrebbe ripercussioni positive anche a livello organizzativo ed economico: i giocatori di livello inferiore avrebbero accesso a prize money superiori rispetto ad un ATP 250″. Conclude Gaudenzi