Impegnato nella preparazione invernale Salvatore Caruso parla della stagione appena terminata e del lavoro che lo sta portando al 2021
L’amaro di Parigi cancellato da Foro, Sofia e best ranking
Salvatore Caruso ha chiuso la seconda stagione di fila nei top 100: per l’esattezza alla posizione numero 76, suo best ranking nel circuito ATP. “Sono molto contento della mia classifica, raggiungerla ha richiesto molto sudore però si può sempre puntare a qualcosa di meglio”. Non si nasconde il siciliano che ha poi parlato dell’anno appena concluso e delle gioie arrivate in campo: “Sono contento di molte cose, ma se dovessi scegliere un’immagine del 2020 prenderei la vittoria del Foro Italico contro Sandgren. È stata una partita durissima in cui sono stato sempre sotto, ma la vittoria mi ha regalato grandi emozioni – la scelta di Caruso ricade sul torneo di casa anche se il finale di stagione è andato altrettanto bene con il primo quarto di finale ATP raggiunto a Sofia – Inizialmente non volevo andarci e se non fossi entrato in tabellone sarei rimasto a casa. Non ero prontissimo a livello mentale in quel momento, quindi non me la sentivo di giocare le qualificazioni. Per fortuna alla fine sono entrato ed è andata bene, ho battuto Auger-Aliassime al secondo turno e ho giocato il quarto di finale contro Gasquet, anche se ho un po’ amaro in bocca per la sconfitta, ma almeno che tu non vinca il torneo questa sensazione la provi sempre”. Le parole di Caruso che ha trovato ulteriore fiducia per la prossima stagione.
L’azzurro ha parlato anche dei momenti meno piacevoli della stagione appena terminata e se nel 2019 Parigi era stata terra di conquiste; nel 2020 è stato luogo di dispiaceri: “Le sconfitte contro Pella al Roland Garros e contro Moutet a Parigi Bercy sono le più dure da digerire quest’anno, però purtroppo capita nel tennis”. Parlando di Francia però è impossibile non citare il terzo turno raggiunto l’anno passato nello slam transalpino che diventa fonte per un dibattito sulla formula al meglio dei cinque match: “A me giocare 3 su 5 piace, devo dire la verità, ci rimarrei male se gli slam cambiassero format, come già mi sono dispiaciuto per il cambio di rotta in Davis. Comunque io penso di aver capito come giocare questo tipo di incontri nel 2018 quando con rammarico persi in Australia contro Jaziri. In quell’occasione realizzai che la gestione delle energie giocava una componente più importante della sola condizione fisica”.
Davis e Olimpiade, Salvatore sogna l’azzurro
Dopo l’ultima apparizione in Bulgaria, Caruso ha iniziato la preparazione per la prossima stagione, alla guida neanche a dirlo il solito Paolo Cannova: “Sono già alla quarta settimana di preparazione e da una settimana circa ho ripreso con il tennis. Le prime due settimane ho fatto solo preparazione atletica, mi sembrava di preparare la maratona di New York – scherza Salvatore – Stiamo lavorando benissimo, torno a casa stanco ma molto soddisfatto. Per quanto riguarda il tennis entriamo nei dettagli, specialmente con il servizio che sarà una costante da curare”. Spiega Salvatore che ripercorrendo gli ultimi anni aggiunge: “Ci sono tante cose da migliorare. Il servizio ora è cresciuto molto e mi permette di fare bene anche sulle superfici rapide, il diritto invece ci sono settimane in cui gira benissimo come quella ad Umago nel 2019 e ce ne sono altre in cui fatico di più. L’obiettivo è aumentare il peso della palla da quel lato e perché no essere in grado di giocare il colpo risolutivo”.
Il numero sei d’Italia lavora in piena serenità ed il segreto sta nel rapporto che ha creato negli anni con il proprio team per il quale spende splendide parole: “Io e Paolo Cannova stiamo insieme da tanto tempo perché ci siamo capiti. Fuori dal campo siamo amici, abbiamo un rapporto che va oltre il lavoro ed onestamente non credo di poter avere qualcosa di diverso da questo con un allenatore – racconta Caruso – In questi anni ci sono stati tanti alti, ma anche dei momenti di down. Siamo bravi a separare il lavoro in campo dall’amicizia fuori, quindi se in campo Paolo mi dice qualcosa ci confrontiamo, ma mai mi verrebbe in mente di rispondere male o mancargli di rispetto”. Per ciò che riguarda la preparazione atletica invece Caruso lavora con Pino Maiori che lo ha punzecchiato per quanto riguarda i giochi di Tokyo: “Pino viene dall’atletica quindi per lui le Olimpiadi sono il top e lui mi ha chiesto se ci fosse la possibilità per me di partecipare. Non conosco bene adesso le regole per entrare, ma se dovessi avere questa opportunità la prenderei al volo così come la Coppa Davis. Rappresentare l’Italia per me sarebbe un sogno”.