Il giovane azzurro, intervistato da “La Repubblica”, ha parlato della sua crescita e del suo ultimo anno
In un anno difficile per il tennis come per tutti gli altri settori, non sono mancate le belle notizie per l’Italia. Oltre a Jannik Sinner, anche Lorenzo Musetti, più giovane di un anno, si è affacciato al tennis internazionale con la prima vittoria Challenger a Forlì e l’ottima settimana agli Internazionali d’Italia. “Li aspettavo, sapendo che prima o poi il lavoro paga sempre – ha detto Musetti in un’intervista a “La Repubblica” parlando dei suoi traguardi –. Ma erano inaspettati e quindi la ricompensa è stata più bella. Ho avuto la forza di rialzarmi anche quando nessuno mi considerava. So come va il mondo e nessuno vuole affiancarsi ai perdenti. Per questo bisogna affidarsi alle persone che ti vogliono bene”.
“Soffrivo la pressione, quasi mi si bloccava il diaframma e in campo non riuscivo ad esprimermi: non ero abituato a stress e aspettative – ha raccontato Musetti -. Poi mi hanno fatto conoscere Fabio Bruchini che mi ha dato delle lezioni. Mi si è aperto un mondo e così sono riuscito a meccanizzare in partita un tipo di respiro”.
Al coach Simone Tartarini, uno degli artefici dell’esplosione di Musetti, il carrarese non risparmia i complimenti: “Alla fine sto più con lui che con i miei genitori. Io sono curioso, ma Simone mi sprona ulteriormente. Vuole che segua le cose del mondo. Niente Tik Tok o simili. E quando siamo per tornei andiamo a vedere le città, siamo in giro per distrarci: per dire, conosco Melbourne come fosse Carrara e la passeggiata lungo lo Yarra, dalle parti di Flinders Street, è d’obbligo”.
Il gioco di Musetti ha impressionato molto negli ultimi mesi, lasciando spazio a numerosi commenti: “Mi dicono che io sia all’antica, con il rovescio a una mano, le smorzate. Ma a me piace, è il mio modo di giocare e non lo cambierei mai, anche se poi l’estro mi sfugge e faccio confusione”.