Riccardo Piatti fa un bilancio dell’anno appena trascorso del suo atleta di punta, Jannik Sinner, rivelando gli obiettivi per il 2021 e… oltre
2020: tutti gli obiettivi centrati, tranne uno
In questo 2020 molto doloroso e difficile per tutti, dal punto di vista tennistico il mio con Jannik Sinner l’ho chiuso in attivo. Gli obiettivi erano disputare 60 partite, giocare e vincere con i top 10, fare strada negli Slam, conquistare un torneo: tutto fatto, tranne il primo punto. Ma lì non abbiamo colpa. Nel 2021 ci riproveremo con il numero di partite, vorrei che ne facesse almeno 70.
Alla classifica, come sapete, non guardo mai, per il resto la ‘mission’ resta la stessa: andare avanti negli Slam, giocare il più possibile con i più forti – per imparare, anche dalle sconfitte – e prepararsi con lo scopo di vincere tutti i tornei che giocherà. Intendiamoci: so bene che non potrà vincerli tutti, la mentalità però deve essere quella.
Il 2021 sarà anche il primo anno delle Atp Finals a Torino. A lungo termine l’obiettivo è arrivare a giocarle, ma per me il momento di Jannik arriverà fra due anni. So che tanti si aspettano molto da lui, e subito, e non mi spaventa il discorso della pressione. È normale averla, io ci faccio i conti da 40 anni. Quello che dal di fuori si stenta a capire è che il percorso di Jan non è fatto solo di vittorie contro Zverev o match contro Medvedev. Dovrà cavarsela affrontando Ruud con le vesciche ai piedi e affrontare i crampi, come gli è capitato agli Us Open; e capire perché gli succede di perdere brutte partite come a Kitzbuhel.
I dettagli contano: l’ingresso nel team del nutrizionista
Deve curare tutti i dettagli – ora ad esempio è seguito anche da Luca Mondazzi, nutrizionista del team Enervit – perché nessuno da solo è fondamentale, ma tutti insieme faranno di lui un giocatore completo. Un lato, diciamo così, ‘purtroppo positivo’ di questa stagione è stato il tanto tempo che ha avuto per allenarsi. Speriamo che in questo 2021 ne abbia molto di meno, anche se al momento c’è tanta confusione, e si fatica a programmare. L’unica certezza al momento è che gli Australian Open si giocheranno, il resto si vedrà.
Oltre a Jannik al Piatti Tennis Center sto portando avanti altri progetti. La cosa che mi appassiona di più è mettere a punto un modello di lavoro, fare cioè in modo che tutti possano lavorare insieme seguendo il metodo che ho elaborato. Ci sono tanti aspetti, dal manageriale al finanziario, e a tirare le fila di tutto è il direttore, Gigi Bertino. L’idea è di replicare al Centro ciò che stiamo facendo con Jannik.
Ci sono tanti maestri validi e molti giovani promettenti: Tramontin, Ferri, Bondioli, Nosei, Rappagnetta, Carboni, Canonico, Grabero, il piccolo Tyson; fra le ragazze Piera Agostini, e poi Thea, Ela, Tyra… Mi piace moltissimo lavorare con loro.
Il tennis insomma va avanti, anche a livello mondiale c’è stato movimento, con le vittorie di Thiem e Medvedev, la crescita di Rublev e Sinner. Mi aspetto altri sei mesi duri, poi speriamo di uscire da questo incubo.