Il fisioterapista e osteopata del team Piatti ci spiega quali sono i pericoli che corrono i tennisti che ricominciano a giocare. I giorni più a rischio sono quelli che separano la fine della quarantena dall’inizio degli Australian Open
I giorni post-lockdown sono quelli più a rischio
Non necessariamente gli atleti che escono dalla quarantena devono essere a rischio di infortunio. Dal termine della quarantena all’inizio degli Australian Open ci sono ancora circa dai sette ai nove giorni per potersi allenare e ritrovare una certa condizione fisica. Vero è che nella settimana che intercorre dalla fine della quarantena all’inizio dello Slam ci sono dei tornei a cui gli atleti possono partecipare. Questo è il periodo più critico, poiché i giorni post-lockdown sono pochi per poter interagire con un torneo che richiede una certa prestazione fisica, quindi meglio non forzare per non rischiare di compromettere l’appuntamento principale. Per tutti gli atleti che sono stati obbligati a restare nelle loro stanze, senza poter andare al campo per allenarsi, questi primi 3/4 giorni sono i giorni più a rischio. Per tutti gli altri atleti i rischi sono relativi, perché in qualche modo hanno potuto allenarsi o in campo o in palestra, quindi hanno mantenuto una certa efficienza fisica.
Occhio a non forzare troppo
Per chi è stato costretto a una quarantena rigida senza alcuna possibilità di uscire, il rischio principale è sicuramente quello della formazione di vesciche alla mano dovuto al non uso della racchetta per un tempo prolungato. La pelle sarà sicuramente più sensibile all’impugnatura, e necessiterà di qualche giorno per ritrovare una certa consistenza. Lo stesso vale per i piedi, avendo perso l’abitudine agli stress meccanici dovuti al terreno di gioco con gli scivolamenti e agli attriti all’interno della calzatura.
Inoltre, con la ripresa dell’attività sul campo è necessario che i giocatori pongano attenzione a non forzare troppo il loro sistema muscolo-scheletrico per evitare l’insorgenza di fastidiose DOMS (Delayed-onset muscle soreness), cioè di quel dolore muscolare a insorgenza ritardata che potrebbe rallentarne la ripresa e favorire l’insorgenza di contratture muscolari .
Per un tennista in fase di ripresa, le parti più vulnerabili sono la muscolatura degli arti inferiori e le articolazioni delle caviglie. I tennisti sono sensibili a queste problematiche fisiche a causa dei rapidi cambi di direzione, dei movimenti laterali e delle rapide accelerazioni e decelerazioni.
Con il clima di Melbourne i crampi sono in agguato
Secondo uno studio della National Athletic Trainers’ Association, anche se in riferimento al calcio, dopo un periodo di inattività forzata i rischi di infortunio più comuni riguardano gli stiramenti muscolari a livello degli arti inferiori (25,8%) rispetto a tutti gli altri.
Non ultima però viene la spalla, altro distretto anatomico a rischio nel post quarantena. Gli stress meccanici continui, e l’affaticamento muscolare che conseguono al non uso, possono favorire l’insorgenza di infiammazioni tendinee soprattutto a livello del tendine del sovraspinato o del bicipite brachiale. Un’ultima considerazione da fare riguarda poi le condizioni ambientali.
A Melbourne le temperature potrebbero essere molto alte e questo aumenterebbe i rischi di crampi in quegli atleti che non si sono potuti allenare, e che magari hanno passato due settimane in camera con l’aria condizionata. Penso insomma che i fisioterapisti del torneo avranno il loro bel da fare per poter ripristinare la corretta funzionalità muscolo-scheletrica degli atleti rimasti in quarantena.