Dopo la rinuncia (causa Covid) all’Australian Open, Andy Murray inizia il 2021 con due Challenger a Biella. Nel primo aveva accettato addirittura di iscriversi alle qualificazioni, a testimonianza della grande voglia di competere, prima che si liberasse una wild card per il tabellone principale. L’ex numero uno al mondo è a Biella da giovedì sera, in una suite. Gli organizzatori: «un vero gentleman che ama questo sport».
Nelle qualificazioni dopo ben 16 anni
Un tampone positivo a metà gennaio l’ha privato dell’Australian Open, impedendogli di recarsi a Melbourne in tempo per rispettare le due settimane di quarantena, ma Andy Murray non si arrende. E riparte dall’Italia: mentre i colleghi sono in gara dall’altra parte del mondo, lui il suo Happy Slam lo giocherà a Biella, dove è arrivato giovedì pronto a iniziare il 2021… dalle qualificazioni di un Challenger (!). L’ex numero uno del mondo, oggi scivolato alla 124esima piazza, si era iscritto solamente al secondo e più prestigioso degli eventi piemontesi, in programma dal 15 al 21 febbraio con 132.280 euro di montepremi, e agli organizzatori sembrava già tantissimo così. Ma poi ha capito di essere pronto a competere in anticipo e ha deciso di raddoppiare, chiedendo una wild card anche per l’appuntamento della settimana precedente, che di euro ne mette in palio (complessivamente) 44.820. Sono circa ventimila in meno rispetto a quanto incasserà ciascuno degli sconfitti al primo turno dell’Australian Open, ma di questo all’ex campione di Wimbledon e Us Open importa zero. Conta solo giocare, tanto che di fronte all’impossibilità degli organizzatori di concedergli un invito per il main draw (tutti già assegnati) ha accettato di buon grado un posto nelle qualificazioni (nella serata di venerdì è poi arrivata la notizia che essendosi liberata una wild card per il torneo principale, Murray ne beneficerà, ndr).
Per ritrovare Murray in gara nelle qualificazioni di un qualsiasi torneo bisogna tornare addirittura al 2005, esattamente l’anno in cui lo scozzese ha abbandonato il circuito Challenger per diventare un gigante della racchetta. Da allora, nel circuito secondario ATP ha messo piede solo una volta (nel 2019 all’Academy di Nadal a Manacor), e tanto basta per comprendere quanto pesi un nome così in un torneo come quello di Biella. «La sua richiesta di partecipare anche al primo dei nostri eventi – spiega Cosimo Napolitano, direttore dei tornei targati Tennis Lab Biella – ha sorpreso noi per primi. Si tratta di un atleta di altissimo livello che ha tanta voglia di tornare a giocare, e per farlo è disposto anche a partire dalle qualificazioni. Mi tolgo il cappello di fronte al suo spessore umano e professionale: per comportarsi come lui bisogna essere dei veri gentleman, oltre che avere un amore enorme per questo sport».
«Comportamento esemplare: un campione di umiltà»
Come riporta l’edizione locale del quotidiano La Stampa (che gli ha dedicato addirittura l’apertura del sito web), Murray è atterrato a Malpensa nella serata di giovedì, e poco dopo le 21 è arrivato in città insieme al coach Jamie Delgado e a una terza persona. Durante la sua permanenza in Italia soggiornerà in una delle suite del Relais Santo Stefano di Sandigliano, hotel ufficiale del torneo dotato anche di due campi da tennis indoor che verranno utilizzati per gli allenamenti dei protagonisti. La soluzione ideale per garantire le migliori misure di sicurezza ai giocatori in arrivo in Piemonte. Pur venendo dal Regno Unito, Murray non è soggetto a quarantena grazie all’esenzione concessa agli atleti in ingresso in Italia dai paesi fuori dall’UE, tanto che già venerdì mattina il 33enne di Dunblane si è recato ad allenarsi sul Centrale del PalaPajetta, sede del torneo insieme al Centro Sportivo Joker. Ad attenderlo Cosimo Napolitano e il figlio Stefano, anch’egli a caccia del rilancio dopo qualche stagione difficile a causa di ripetuti problemi fisici.
A metà gennaio, nel valutare la possibilità di partecipare al Challenger francese di Quimper, Murray aveva posto delle condizioni particolari come un alloggio di lusso e un campo privato dove allenarsi, ma poi – malgrado fossero pronti ad accontentarlo – ha deciso di rimanere a casa. A Biella, invece, si è presentato come uno qualunque. «Murray è Murray – continua Napolitano – ma per noi rimane al pari di tutti gli altri partecipanti al torneo, e non abbiamo attuato nessuna procedura diversa. La differenza può essere che avendo di fronte un personaggio della sua caratura sentiamo la responsabilità di doverlo mettere nelle migliori condizioni possibili, ma è comunque qualcosa che facciamo con tutti i partecipanti. Lui non ha chiesto nulla e si è comportato in maniera esemplare. Da parte sua venire a giocare un piccolo Challenger di provincia è sinonimo di grande umiltà». A livello professionistico, Murray in Italia si è visto poco: fatta eccezione per gli Internazionali di Roma (dove ha vinto il titolo nel 2016, lanciando dal Foro Italico la rincorsa al numero uno del mondo conquistato a fine anno), ha giocato solo la Coppa Davis nel 2014 sul Lungomare di Napoli e un paio di Futures a 17 anni, uno a Roma – vinto – e l’altro a Cremona.
Un premio per il coraggio degli organizzatori
La scelta di giocare a Biella testimonia che, malgrado il fisico gli abbia dato più di un segnale negativo, Murray ha ancora tanta voglia di fare. Sia a livello politico, tanto che a ottobre è tornato nel Players Council dell’ATP, sia a livello sportivo, alla faccia di quell’anca che lo fa penare da oltre tre anni. L’operazione del 2018 non è servita, mentre quella del 2019, sostenuta come ultima spiaggia dopo che a Melbourne aveva sostanzialmente annunciato il ritiro in lacrime davanti ai giornalisti, è andata meglio e gli ha permesso di tornare a vincere un titolo ATP ad Anversa. Poi il 2020 è andato come è andato e nei mesi scorsi è ricomparso lo spettro di un addio, ma per il momento la data di scadenza della sua carriera resta ancora da stabilire.
Oltre ad aver offerto al torneo una visibilità incredibile, l’approdo a Biella di Andy Murray ripaga l’enorme sforzo degli organizzatori: in un periodo in cui molti tornei rinunciano e quelli che restano si trovano chiamati a fronteggiare almeno il doppio delle difficoltà, loro si sono buttati nella mischia con una serie di quattro Challenger, due a febbraio e altri due in arrivo a marzo. Significa mettere sul piatto oltre 250.000 euro di soli montepremi, che lievitano parecchio aggiungendoci le tante spese organizzative. Un’operazione difficilissima in periodi normali, che diventa un vero miracolo in tempi di pandemia. «La presenza di Murray – dice ancora Napolitano – è un regalo per tutti coloro che ci hanno aiutato. Oltre alla collaborazione con l’ATP , sono state fondamentali la disponibilità e l’elasticità di Regione Piemonte e del Comune di Biella. Abbiamo lavorato insieme affinché tutto questo potesse prendere vita. A novembre arriveranno in Piemonte le ATP Finals, e grazie ai nostri tornei è un po’ come se il lancio stagionale di uno dei più grandi eventi tennistici al mondo partisse da Biella».
Nel rispetto delle norme in vigore, i due eventi con Murray in campo si svolgeranno a porte chiuse, ma saranno trasmessi in diretta streaming sul sito dell’ATP. E per le semifinali e la finale del secondo, gli organizzatori hanno raggiunto un accordo con Sky Sport, che manderà le immagini in diretta sui propri canali. La pay tv milanese spera di trovarci Murray, gli organizzatori pure. Ma c’è da scommettere che a sognarlo più di tutti sia Murray stesso. Vorrebbe dire aver finalmente ritrovato quella salute che insegue invano ormai da anni.