Insieme all’ex tennista romano siamo saliti sulla macchina del tempo: partendo dal ricordo della sua finale tutta italiana a Firenze, fino ad arrivare alla situazione attuale del mondo del tennis.
Il cognome Panatta rievoca agli amanti di questo sport, i trionfali anni 70. Adriano ha segnato un‘epoca grazie ai suoi successi, diventando un simbolo di un intera generazione. Claudio, il fratello minore, è stato protagonista negli anni ‘80. In carriera ha raggiunto la 46^ posizione del ranking, disputando 4 finali (di cui una vinta a Bari contro Duncan Lawson). L’ultima di queste l’ha giocata a Firenze nel 1988 quando venne sconfitto da Massimiliano Narducci. Questo match, fino a quest’oggi, veniva ricordato come l‘ultima finale a livello Atp tra due giocatori italiani. “Ho dei bellissimi ricordi di quella partita. Una finale tra due italiani, per aggiunta nel nostro paese, è un avvenimento raro. Peccato non averla vinta”.
Ad aggiornare la storia del tennis italiano ci hanno pensato Jannik Sinner e Stefano Travaglia: “Ho avuto modo di assistere a un match di Travaglia al challenger Roma Garden. Non riuscivo a capacitarmi come un giocatore del suo livello non si trovasse ben più in alto in classifica. Il fatto che ha raggiunto una finale Atp è una dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto. Sinner ha la stoffa del grande giocatore. Mostra grande personalità in campo, nonostante la giovane età. Speriamo che arrivi più in alto possibile”.
Dal 1983 al 1987, Claudio Panatta ha difeso i tricolore in Davis Cup, una competizione decisamente rimodellata rispetto al passato: “Non sono d’accordo con la riforma della Davis Cup (fase finale con sede fissa, ndr). Ho vissuto da dentro la competizone; la tensione prima della partita, le trasferte, emozioni forti. Credo che il tennis debba mantenere certe tradizioni. Allo stesso tempo penso che una rivisitazione sia necessaria”.
La carriera da giocatore per il romano si è conclusa nel 1989, a 29 anni. Curiosamente alla stessa età, oggi, Stefano Travaglia ha disputato la sua prima finale in un torneo atp: “Il tennis è cambiato molto, la preparazione, il modo di allenarsi, la tutela fisica del singolo giocatore. Ciò ha portato gli atleti ad avere una carriera più lunga. Mi piace molto il tennis contemporaneo. L’unica cosa che rimpiango sono la presenza di giocatori con una spiccata personalità, capaci di attirare l’attenzione degli appassionati e non (come Borg e McEnroe). Il mio timore che, quando i Fab 3 appenderanno la racchetta al chiodo, si possa perdere l’interesse verso questo sport”.
L’ultima battuta riguardo al papabile vincitore dell’Australian Open (al via da questa sera): “A meno di clamorosi scalpi nei primi turni, Novak Djokovic è il mio favorito per la vittoria finale. Credo che il serbo sia destinato a dettare legge anche nei prossimi anni, a discapito anche di Roger Federer e Rafael Nadal”.