La prestazione di Berrettini contro Anderson, che arriva un anno e mezzo dopo i suoi grandi exploit e la scalata del ranking, conferma il valore del giocatore romano. Che ha tutte le carte in regola per diventare un beniamino del pubblico anche per la sua simpatia

La coscienza del proprio valore

Rovistando tra i sinonimi, direi che al buon Berretto va fatto tanto di cappello! Non solo: quel lob, nato da sotto le gambe, seguito da un passing di dritto in replica a uno smash, ricorrerà a lungo negli high light dell’Australian open 2021 e rimarrà negli archivi di YouTube fino a sfinimento.
Non sarà stato un Andersson al top, quello oltre la rete, ma dare tre set a zero a un finalista di Wimbledon è pur sempre un atto di rara bravura. Tanto per dire che il valore di Matteo ha messo i piedi su quello zoccolo duro di cui aveva disperatamente bisogno per avere più coscienza di sé e iniziare la vera carriera da campione con maggiori frecce all’arco. Dopo un 2019 coi fiocchi, il giovanotto si era issato al n. 8 del ranking senza sapere tuttavia se quella fosse la sua reale spettanza.

La classifica mondiale si sa, è uno strumento asettico, che funziona con criteri oggettivi, e a valle di un calcolo elaborato fornisce una posizione che presume un certo livello agonistico. Stando così le cose, dunque, parliamo di numeri e non di sensazioni. La classifica ignora se il giocatore quel giorno ha dormito male o ha mangiato bene, se si trascina dietro qualche acciacco o se è in perfetta forma. Come non sa nulla dell’equilibrio emotivo che si nasconde dietro a errori gratuiti e forzati o a di vincenti alternati a sonori svarioni. Essa coglie semplicemente l’algoritmo fornito da un vincitore e un vinto e fissa che il giocatore ‘x’ in quella specifica settimana vale tot, e per la conferma tutto rimandato all’anno successivo. Nel caso di Matteo, i 365 giorni sono passati e vederlo lisciare il pelo a nomi blasonati come Thiem e Bautista Agut fa pensare che la decima posizione dei giorni nostri calzi a pennello, almeno per l’immediato futuro.

Santopadre supervisiona

Usando qualche termine inglese che fa tanto in, direi che oggi ha giocato un match molto smart ricco di azioni veloci e ottime incursioni a rete portate con quel suo rovescio tagliato un po’ vintage e scivoloso come un anguilla. Neanche ci fosse uno shot clock a scandire la durata delle azioni, quasi tutti i punti si sono risolti entro i primi cinque scambi. E se per Andersson quel che accade dopo quel limite è tutto guadagnato, tra le mani e i piedi di Berrettini il numerino può attestarsi senz’altro verso gli otto, dieci consentendogli di districarsi con meno affanni. Naturalmente grazie a una regia mentale di prim’ordine controllata da quel Santopadre di Vincenzo che in modo serafico sembra tenere tutto sott’occhio!

Una piccola chicca è arrivata nell’intervista di rito consumata tra le righe del Margaret Court. Al microfono c’era tutto il Berrettini romano in un misto di simpatia e timidezza che fa tanto breccia sul grande pubblico. Vuoi vedere, pensavo osservandolo, che questo marcantonio dal viso buono e il sorriso contagioso, finirà prima o poi per bucare il video come molti i grandi dello sport ? Perché no? Ma questa è un’altra storia!