La battuta del greco è già di ottimo livello, certo, ma proprio su questo colpo coach Massimo D’Adamo consiglia di lavorare per renderlo ancora più letale

Visti i diciassette ace messi a segno, nessuno si sognerebbe di spedire a Tsitsipas consigli su possibili migliorie attinenti il servizio. Scommetto che l’interessato respingerebbe tutto al mittente, magari anche un po’ stizzito. Eppure sposando l’assunto che nel tennis non si finisce mai di imparare, varrebbe la pena cavalcare il beneficio del dubbio dicendo che quel colpo gode nel greco ancora di margini di progresso.

Strizzando al minimo sindacale discorsi ampollosi su ‘reazione a catena’ e ‘asse di spinta’, basterebbe dire che il lancio di palla fissato più a destra impedirebbe uno squilibro del corpo che per riaversi richiede ogni volta istanti preziosi che valgono oro. Alzando l’impatto di due buone spanne, inoltre, si potrebbero liberare tutte le componenti di spinta che al momento rimangono un po’ compresse. Due piccole innovazioni per rendere superlativo quello che è già ottimo. Così, tanto per arricchire un bagaglio di prim’ordine con il quale l’acheo ha piegato nei quarti dell’Australian Open Nadal.

Sfido chiunque ad averlo pensato vincente a due set sotto. Eppure! C’era riuscito Fognini e nessun altro dopo di lui. Fino a questo quarto di finale in cui un esponente della next gen ha fatto sentire il peso di una gioventù irriverente che sprizza energia a suon di vincenti.

E se è vero che sono tutti figli dei Fab Four, cresciuti soprattutto a pane e Federer, è vero anche che si intravedono in loro segnali evolutivi che fanno pensare a un tennis ereditato a piene mani e rilanciato con nuovo vigore e diversa visione. Il rovescio lungolinea vincente che ha chiuso l’ultimo punto racconta l’andazzo dell’intero match. Un azzardo lungolinea che, replicato col dritto, ha detto la sua con coraggio nei momenti salienti del confronto. Una temerarietà quasi sfacciata di fronte a qualche schema tattico forse troppo conservativo adottato dalla old gen.

Celebriamo dunque una bella vittoria dicendo che nel greco convivono tutti gli argomenti di un tennista di spicco, convolati in un gioco solido e sbarazzino che ricorda Guga Kuerten e piace molto al grande pubblico. Ora è tempo di librarsi in Paradiso sulle ali di un servizio che, a dispetto degli ace, non è ancora un’arma da guerra.

Mi affretto, naturalmente, a sgombrare l’orizzonte dicendo che trattasi di talento assoluto, uno che in conferenza stampa a Dubai, due anni fa, pronunciò parole da eroe inneggiando al lato estetico del tennis più che al nudo rendimento. Spero che la gloria al seguito non sia fuorviante e che il suo entourage non abbandoni mai la curiosità di brigare in continue migliorie di natura tecnica tattica e spettacolare.

Il resto è da Iliade!