I timori della vigilia si sono rivelati infondati: lo svizzero è nella massima forma possibile per un quarantenne e ha ripreso a deliziarci con il suo tennis creativo ed eterno
Pensavamo di ritrovarlo con qualche chilo di troppo in zona epa. Qualcuno, addirittura, l’avrà pensato brizzolato e stempiatello, così come si addice a un uomo sulla soglia degli …anta.
Niente di tutto questo! Eccoci invece al cospetto di un atleta perfettamente in tiro che dopo un anno lontano dai campi, regala al mondo il sogno dell’eterna giovinezza. Il solito tennis spumeggiante fatto di gesti elastici che si richiamano a immagini stroboscopiche pressoché perfette. Il tie-break del primo è stato la sintesi del Federer di sempre: servizio al top, chip and charge, schiaffi al volo e il solito modo di muovere il corpo di qua e di là per il campo affidandosi a passi leggiadri che solo a guardarli fanno bene al cuore. Di là della rete un tennista di sua maestà che da bravo inglese non regala nulla al prossimo e se gli dai un unghia ti castiga con perfetto fairplay. Chi glielo avrebbe detto a Daniel Evans che sarebbe toccato a lui tenere alto l’orgoglio british dopo che Murray ed Edmund hanno dovuto cedere agli acciacchi del mestiere? Nei cinque precedenti, con Federer non aveva mai vinto un set. Per farlo ha inseguito lo svizzero fino in Qatar pensando che la lunga assenza gli avrebbe dato qualche chance in più. Anche in piena pandemia, invece, il re è montato in cattedra e a suon di bellezze ha beato gli occhi di un popolo sterminato che lo vorrebbe eterno e più arzillo che mai. Un gioco che non fa una grinza, votato a pochi scambi, rapidi e risolutivi, come si richiede a un giocatore di mezza età. Pura poesia e parafrasando Ungaretti direi che Federer è tornato e il tennis s’illumina d’immenso.