Il Ceo Atp in un’intervista a Reuters parla della formazione del ‘T7 Working Group’ per cercare di limare le differenze tra le governance: “Non era mai stato fatto qualcosa del genere”

Atp, Wta, Itf e i quattro tornei dello Slam al lavoro insieme per il bene del tennis. Così Andrea Gaudenzi, Ceo dell’Atp, rivela la formazione del ‘T7 Working Group’ per cercare limare le differenze tra le diverse governance. “Sono felice perché non era mai stato fatto qualcosa del genere – confessa in un’esclusiva a Reuters Non so cosa succederà ma non vedo l’ora di esplorare tutte le opzioni. Siamo partiti dopo gli Australian Open con il nostro progetto e con l’aiuto di un consulente da marzo”. La pandemia ha rimescolato le carte e costretto a prendere decisioni difficili in poco tempo. “Ho lavorato sia in startup che in grandi aziende. Nelle startup ti muovi velocemente e puoi restare al passo con i tempi. Quello che fai oggi tra due anni potrebbe non servire più a nulla – prosegue Gaudenzi, che punta sulla visibilità dello sport – Siamo nel settore dell’intrattenimento, il nostro competitor è Netflix che spende 20 miliardi l’anno in contenuti. Oggi tutto è più facilmente accessibile, arricchire l’esperienza nel digitale è il futuro”. In ballo ci sono tutti gli aspetti, da quello organizzativo a quello commerciale, ed è evidente che un calendario più razionale e integrato, e la questione dei diritti televisivi (e in streaming) siano centrali per la discussione.

Sul sito Atp, invece, Gaudenzi fa un bilancio del suo primo anno di mandato, difficilmente immaginabile con condizioni del genere. “Una sfida incredibile, abbiamo dovuto impiegare la maggior parte del nostro per limitare i danni ma sono orgoglioso di come ha reagito il mondo del tennis perché abbiamo mantenuto la maggior parte dei tornei – sottolinea, snocciolando dati sui prize money – Più di 20 milioni sono stati investiti per bilanciare i profitti e aumenteremo anche i premi nei Challenger. In questa stagione siamo sulla strada di tornare al 77% dei montepremi del 2019, un numero che può aumentare ulteriormente con l’entrata del pubblico“. A proposito delle difficoltà organizzative, Gaudenzi boccia l’idea di un’unica grande bolla per il tennis. “Alla Nba è costata 180 milioni a Orlando ma avrebbero perso 1.5 miliardi nel caso il campionato non fosse finito. Nel tennis è diverso, gli sponsor sono locali e quindi, cambiando sede, perderebbero tale sponsorizzazione o almeno una parte. Ci sono delle eccezioni di mercato, come Cincinnati e Us Open o quella dei tornei australiani”.

Gaudenzi resta comunque moderatamente ottimista sul futuro. “Molto dipende dalle vaccinazioni ma la normalità assoluta, in termine di salute ed economici, non arriverà prima del 2022. Ma la collaborazione e la resilienza dimostrata dal nostro sport è il più grande motivo del mio ottimismo”.