Lorenzo, omonimo del grande Medici, sta mostrando meraviglie ad Acapulco e domattina sfida Tsitsipas in un match che sa di futuro. Fra la fantasia di Musetti e il pragmatismo di Sinner si sta intanto apparecchiando una rivalità italiana capace di polarizzare gli appassionati?
«Quant’è bella giovinezza…», recitava il Magnifico Lorenzo cantando dei giorni belli! Lo diceva agli sgoccioli del medio evo e già allora erano parole di innegabile verità. Cantava quella parte di esistenza che a nessuno fu mai indigesta; quella in cui i sogni si lasciano accarezzare e le illusioni si vestono di rinnovata speranza. Gli stessi pensieri che sembrano attraversare un altro Lorenzo, il bel Musetti dei giorni nostri, che di magnifico ha quel certo non so ché, compreso un tennis unto di romantico classicismo recitato in chiave moderna per questioni di copione. Con la fantasia al settimo cielo, il giovane in carriera arrampica lungo i suoi primi vent’anni tra gli echi di un’adolescenza junior di grande spicco e un futuro da adulto ricco di successi. Armato di sane aspirazioni, procede dritto per la sua strada, ostentando una di quelle misture tecnico-tattiche, nelle quali svetta, qui e là, un nobile rovescio a una sola mano. Gesto portato in salvo, per il rotto della cuffia, da Federer, Wawrinka e dal Tsitsipas dei giorni nostri, dopo che per lunghi anni l’andazzo generale ne aveva incoraggiato la precoce deriva come esemplare da modernariato. Ci accorgiamo, invece , che trattasi di merce rara, elevata in molti casi a simbolo di distinzione rispetto a modelli di gioco, apprezzabili per agonismo ma meno gradevoli al palato del grande pubblico. Un colpo, quello del giovane massese, che quest’oggi ha castigato il suo omologo bulgaro, indossato da un meno giovane Dimitrov, forse un po’ in declino ma da prendere comunque con le molle.
«Del doman non v’è certezza’…», poetava ancora il de’ Medici. E aveva ragione, giacché all’oscuro della semi di domani tra Tsitsipas e Musetti, il cui esito finale tiene al buio anche tutti noi. Quel che ci è dato immaginare, è che sarà un match poco sparagnino, messo in campo senza lesinare bellezze, alimentato dal sogno, più volte vagheggiato, di una Next Gen che sappia offrire parvenze di bel tennis da far sopravvissute al Roger Federer degli ultimi tre lustri. Chissà!
E sulla scia di una giovine Italia tesa al grande tennis, si profila un confronto di stili a carattere nostrano. Quello tra la fantasia di Musetti e il pragmatismo di Sinner. Sarà qualcosa che ci riporterà al dualismo Panatta- Barazzutti del tempo che fu o tutto si limiterà a un’amicizia da non compromettere oltre un sano testa a testa? Staremo a vedere.
Nel frattempo, la gioventù passa in fretta, e il grande poeta fiorentino aveva ben ragione nel dire: «..che si fugge tuttavia». Di lei si può scrivere una sola volta e l’unica stesura dev’essere ricca di passioni, seppure un po’ sprecone.
Il fior fiore degli anni, l’apogeo della freschezza, un miracolo della vita che taluni vorrebbero fermare, altri bruciano con beata incoscienza accorgendosi di lei una volta andata via.
Stando così le cose, c’è da giurare che anche il Magnifico dé Medici avrebbe guardato di buon occhio a giovani compatrioti che, senza cullarsi sugli allori, la spendono studiando da campioni!