A 27 anni il russo sembrava perso per il grande tennis, ma da gennaio è uno dei grandi protagonisti del circuito. Grazie anche alle sue doti di colpitore elegante ed efficace che ricordano l’ispirazione ‘greca’ che sta dietro al design del più famoso marchio del mondo e che gli hanno permesso di vincere il suo primo torneo Atp a Dubai

Una breve ricerca, fa risalire a Carolyn Davidson, studentessa di grafica alla Portland State University, la realizzazione dello Swoosh, il baffo più famoso dello sport mondiale. Accadeva nel lontano ’71 su esplicita richiesta di Phil Knight, fondatore della Blue Sports, futura Nike.

A dirla tutta, c’era dietro un’ispirazione ellenistica riferita alla ‘Nike di Samotracia’, dea alata della vittoria, attribuita nientemeno che a Pitocrito nel 200 a.c. Per la realizzazione, pare che lo scultore avesse immaginato una dolce fanciulla posta sulla prua di una nave, investita da un vento impetuoso che ne scompiglia l’aderente panneggio, ponendone in risalto la grazia e lo slancio in un gioco di sinuosi svolazzi. Insomma, un’acuta intuizione per sublimare il concetto di forza, leggerezza e velocità.

Tutto questo pistolotto ruminava tra me e me, dinanzi alla finale di Dubai tra Aslan Karatsev e Lloyd Harris. Uno spettacolo che mi trascinava dritto verso la linea di demarcazione che distingue i giocatori ‘Swoosh’ dai restanti colleghi di lavoro. Un’etnia tennistica, preda più del lato espressivo del gioco che non dal suo nudo rendimento.

Gli ‘Swoosh’ sono un ceppo di rari colpitori, capaci di trasformare innocenti racchette in fionde pericolose che imprimono accelerazioni straordinarie consumate col rumore del vento. Soggetti che hanno il dono di impattare con timing perfetto nel punto più esatto, in modo che la massa muscolare dia il suo contributo in una perfetta reazione a catena. Giocatori con la sporadica attitudine di far planare sull’oggetto gommoso i pochi quadratini centrali del piatto corde, meglio definiti come sweet spot. Di quì il neologismo di ‘stile Swoosh’, nell’ambito del quale i fortunati appartenenti fanno cose difficili col minimo sforzo grazie a un’ elasticità muscolare che il Padreterno concede con giusta parsimonia. Una capacità cristallina di ricorrere alla giusta tensione, non un grammo di più né uno in meno, adagiandosi su una tecnica pulita, sgravata da movimenti inutili alla causa.

Un mondo swoosh che ha accolto a braccia aperte Aslan Karatsev, così come aveva fatto con gentarella come Federer, Agassi e pochi altri.

Dopo anni spesi a rastrellare qualche titolo nel mondo dei Challenger, finalmente il moscovita ha trovato luce nel grande circuito. Lo ha fatto con la ‘semi’ di Melbourne che tutti sappiamo e con questa prima vittoria in carriera, guadagnata con duttilità da manuale e una mano d’oro con cui ha regalato allo spettacolo variazioni da lasciare senza fiato. Insomma un tennis inatteso che apre un varco importante in questa fase di rinnovamento.

Un gran bel giocatore che tra uno scambio e l’altro ha movenze intuitive di primissima qualità anticipando spesso le idee dell’altro oltre la rete. Il tennis è dispettoso e ama smentire, ma quanto visto a Dubai la dice lunga su un potenziale inespresso che potrebbe avere ancora margini enormi.

Artefice e vittima del suo talento, in qualche modo Karatsev sembrerebbe aver tradito le aspettative per i risultati tardivi rispetto alla sua genia e i 27 anni suonati farebbero pensare a lui come a un giocatore che avrebbe perso il treno. Una discriminante, l’età, che di fronte al folto gruppo di ultratrentenni ancora in piena attività, potrebbe essere una spuntata verità. Oggi da quel tennis tanto Swoosh tutti si aspettano qualcosa in più, senza bisogno di lesinare su grandi aspirazioni. Tornando a bomba: chissà se Carolyn Davidson avesse fatto tante riflessioni nella creazione del famoso baffo. La storia racconta che incassò 35 dollari per un lavoro considerato ora inestimabile. E a scorrerla tutta, la vicenda dimostra che il lato estetico paga sempre, giacché, undici anni dopo, Knight in segno di gratitudine riconobbe alla Davidson un anello d’oro e una busta piena di azioni dell’azienda Nike.