Il netto successo in nottata dello spagnolo sul numero 2 del mondo, unico vincitore di almeno un Masters 1000 rimasto in gara, darà spazio agli outsider
Roberto Bautista-Agut batte per la terza volta su altrettanti precedenti il numero 2 del mondo, nonché testa di serie numero 1, Daniil Medvedev e raggiunge Jannik Sinner in semifinale al Masters 1000 di Miami. Il russo, che aveva uno score così negativo nei precedenti (0-3) solo con Gilles Simon e Roger Federer, era l’unico ancora in gara nel Miami Open ad aver vinto almeno un torneo di questa portata. In virtù di questa sconfitta subita da Medvedev, a fine settimana avremo un nuovo vincitore di un torneo Masters 1000, il 22esimo complessivo dal 2009 a oggi.
Lo spagnolo, come risaputo, affronterà l’altoatesino per centrare la seconda finale in un torneo di questa categoria, in quella che sarà la quarta semifinale in un ATP Masters 1000. La prima la disputò nel lontano 2014, quando capitolò sulla terra di Madrid al cospetto di un incontenibile Rafael Nadal. Due anni più tardi vinse contro Novak Djokovic a Shanghai per poi arrendersi all’atto conclusivo ad Andy Murray; più recentemente, invece, è stato sconfitto lo scorso anno dall’attuale numero uno al mondo al Western & Southern Open di Cincinnati, giocatosi eccezionalmente a New York a causa della pandemia.
In questo avvio di stagione, sebbene siano passati appena tre mesi, lo spagnolo ha già collezionato due finali a Doha e Montpellier, rispettivamente sul duro outdoor e indoor, raccogliendo in totale 12 successi (uno in meno del giovane italiano). La palla profonda e penetrante dell’iberico, specialmente su queste superfici, è una bella gatta da pelare e sono anni ormai che si contraddistingue per continuità di rendimento e solidità. La partita è aperta a ogni pronostico, malgrado Jannik abbia superato Bautista di recente a Dubai dando vita a una partita a dir poco intensa e spettacolare.
A prescindere da chi trionferà nel torneo della Florida, un quesito tormenta in questi giorni gli appassionati: si tratta dell’inizio di un nuovo ciclo o semplicemente di un torneo in cui l’assenza di tanti big si è fatta sentire? Certamente la non partecipazione di ben cinque top 10 (i Big Three, Dominic Thiem e Matteo Berrettini) ha spianato la strada a scenari differenti: ai nastri di partenza, i vincitori di almeno un Masters 1000, difatti, erano solo sette e solo in due (Medvedev appunto e Alexander Zverev) ne avevano più di uno in bacheca.
Da contraltare, bisogna però sottolineare la capacità di diversi giovani di mettersi in mostra e sfruttare appieno l’opportunità. Particolare menzione in questo senso la meritano Jannik Sinner, semifinalista per la prima volta in un Masters 1000, e Sebastian Korda, che con Andrey Rublev giocherà il suo primo quarto di finale in un evento di suddetta categoria. Anche Stefanos Tsitsipas e Hubert Hurkacz, protagonisti dell’altro quarto di finale, rientrano comunque nella categoria di giocatori “under 25″, nonostante il greco non possa certo definirsi un outsider in quanto già capace di grandissimi risultati a tutti i livelli.
Questo torneo certamente ha posto le basi per un piccolo rinnovamento ma i mostri sacri sono ancora da tenere pienamente in considerazione. La storia ci insegna questo e non potrebbe essere altrimenti. In attesa di altri banchi di prova e del così tanto acclamato ricambio generazionale, non ci resta che attendere.