Matteo Berrettini commenta il successo raggiunto al Serbia Open
“Rispettavo Karatsev anche prima del match contro Djokovic. Mi ero allenato con lui una volta e sapevo potesse giocare un grande match. Quando arrivi in finale però devi giocare un buon tennis, il ranking non conta e vince chi è più pronto e chi lo vuole di più: oggi sono stato io”. Matteo Berrettini ha aperto così la conferenza stampa successiva alla vittoria contro Aslan Karatsev nella finale del Serbia Open. “Arrivavo da una situazione difficile e naturalmente sono contento di aver vinto il titolo. Con il mio team ho lavorato duro per essere pronto a tornare il prima possibile e ancora una volta ho dimostrato di poter tornare ogni volta più forte di prima – spiega il romano, speranzoso di non dover incappare in altri problemi fisici -. Sono contento di aver finalmente vinto un torneo davanti alla mia famiglia. Mia madre non era stata presente a nessuna finale mentre mio padre solo in quella persa contro Garin a Monaco di Baviera. Volevo davvero vincere oggi e questo momento sarà un ricordo che ci porteremo dietro per sempre”.
La vittoria maturata al tie-break del terzo è frutto di una grande prova di forza che conferma il valore e le capacità del numero uno d’Italia: “Ho grande fiducia nel mio tennis: quando le mie armi funzionano penso che tutti i giocatori debbano stare attenti a me. Oggi non dico di aver dominato, ma ho avuto spesso il controllo nonostante poi abbia vinto 7-6 al terzo. Quindi ho raccolto altri segnali positivi per i prossimi appuntamenti – analizza Matteo che poi evidenzia il suo merito più grande nel match giocato -. Come tutti sanno il mio tennis si basa sull’essere aggressivo, ma oggi l’arma in più è stato il mio approccio mentale. Dopo aver fallito alcune occasione ho reagito bene e non mi sono fossilizzato sugli errori. Ho continuato a macinare tennis e mi sono preso la vittoria”. In conferenza emerge la gioia di Berrettini per un successo maturato al secondo torneo giocato in singolare dopo l’infortunio di inizio stagione. La vittoria è infatti giunta dopo mesi complicati e anche dopo una settimana travagliata a Montecarlo più per aspetti mentali che per il tennis in sé: “Dopo la sconfitta di Montecarlo sono stato triste per un paio di giorni. Mi sono allenato con fatica, ma Vincenzo (Santopadre ndr) non mi ha permesso di togliermi dalle difficoltà e da lì ho voluto giocare punti come se fossi in partita per tornare al livello di attenzione precedente – il programma seguito dall’azzurro che va a concludere -. In termini di tennis a Montecarlo non mi ero sentito male, ma il mio approccio mentale ha influito sul gioco. Prima di Belgrado ho lavorato con il mio mental coach per trovare delle soluzioni e giorno dopo giorno ho ricostruito la fiducia”.