Federer torna in campo, e dopo tanta attesa già questo, al di là degli obiettivi che si è posto e che potrà o meno raggiungere, è una gioia. Un invito a godersi gli ultimi lampi suoi – ma anche dei suoi grandi rivali che abbiamo visto in azione a Roma – senza aspettarsi nulla se non il piacere che possono dare grandi gesti atletici e un grandissimo destino sportivo

E poi a volte bastano i sentimenti e i pensieri semplici. Come la gioia che di nuovo invade il cuore in un mattino di sole, con il cielo terso ripulito dal vento, dopo una notte di pensieri… Gioia confortata da brevi frasi: “Sono molto emozionato, ho un gran desiderio di tornare e mi sento come un ragazzino pronto al rientro. Sento che il ginocchio destro sta rispondendo molto bene, il 2021 sarà un anno entusiasmante”. Parole e musica di Re Roger, che oggi rientra in campo nel piccolo torneo di Ginevra. E fino alla fine dell’estate ce lo godremo.

Con quali risultati? Poco importa, francamente. Valutando la realtà, i due Dioscuri Rafa e Nole, eroici finalisti a Roma e pronti a contendersi Parigi, sono ancora sulla cresta dell’onda, a livelli quasi massimi. La presunta Next Gen sta avanzando bene, compresi gli ottimi italiani, che da inizio anno si stanno dando il cambio nel farci sognare e gioire… Se devo azzardare un pronostico, immagino che sull’erba Sua Immensità sarà ancora ai massimi livelli; sul rosso dubito; alle Olimpiadi e a seguire, è troppo presto per dirlo.

Oggi però vorrei concentrarmi sulla gratitudine che tutti noi dobbiamo a Sua Semplicità. No, non sto ricalcando la favola della volpe e l’uva: Roger non può più vincere nulla di significativo, dunque ci dedichiamo ad altro, riflettendo in modo “filosofico”, per prendere tempo. Certo, vorrei che vincesse ogni singolo 15, e al primo match tornerò a sbraitare come da vent’anni a questa parte. Ma credetemi, ormai è il momento di guardare oltre. E che privilegio: possiamo farlo godendoci ancora Roger in campo!

Non vi fidate? Guardate qui: Federer’s First Practice In Geneva

https://www.youtube.com/watch?v=tQdGMhjwbzQ

Potreste obiettarmi: è un allenamento, contro un Cilic al ribasso. Lo so, lo so, ma quanta bellezza nei movimenti, quanta grazia. E soprattutto, quanta semplicità, parola sulla cui etimologia si dibatte. Può significare “senza pieghe” o “con una sola piega”. Comunque unito, non doppio. Puro, direi. Integro. Non mescolato. Non ipocrita. Non falso. Vero! Ci vengono in soccorso due detti di Gesù nel Vangelo secondo Matteo, adatti al contesto: “L’occhio è la lucerna del corpo: se dunque il tuo occhio è semplice, il tuo corpo sarà tutto luminoso”; “Siate accorti come i serpenti e semplici come le colombe”. Quanta semplice bellezza anche in queste parole, che sono puramente vere, di quella verità da vivere, non da dimostrare. Chissà se Roger le medita ogni tanto…

Ma basta parole: godetevi il Re da qui ad agosto. Vedremo quanto la semplicità di Sua Grazia si armonizzerà con l’agonismo richiesto dal tennis ai massimi livelli. Ma anche questo importa meno. A quasi quarant’anni, gustiamo il miracolo estetico-agonistico di Roger. In silenzio, come temo di non riuscire a fare. Solo un consiglio, nel caso vogliate rompere il silenzio. Oso parafrasare il testo che i credenti ebrei recitano nella notte pasquale, ricordando l’uscita dall’Egitto. È la famosa porzione detta Dajjenu (“Ci sarebbe bastato”): per quattordici volte si ripete che, se anche il Signore avesse compiuto uno solo dei suoi prodigi, sarebbe bastato. E allora: se anche Roger avesse vinto un solo torneo, ci sarebbe bastato. Se anche avesse giocato solo dieci anni, ci sarebbe bastato. Se anche ci avesse riempito gli occhi e il cuore un centesimo di quanto ha fatto, ci sarebbe bastato. È solo un canovaccio, come ogni vera liturgia: continuate voi, cantando…

Lasciamogli ancora la parola. “Sto per tornare in campo. È davvero emozionante vedere quanto mi resta nel serbatoio. Il fuoco c’è ancora e brucia. Non vedo l’ora di giocare”. Parole di circostanza? Forse. Ma comunque, di nuovo, belle come il sole caldo e buone come il pane fragrante. Ci vogliono molta pazienza e semplicità per gustare nella vita presente e fugace, malgrado le fatiche che ci porta, il gusto dell’istante, la profondità dell’effimero. Roger può darcene l’occasione.

Godiamoci dunque con pura e sapiente semplicità i prossimi mesi in campo del Re. Con un semplice grazie alla vita.