Le parole del numero 1 del mondo in conferenza stampa

Novak Djokovic ha iniziato questo Roland Garros decisamente con il piede giusto, non perdendo alcun set durante l’intera prima settimana. Oggi, in particolare, il serbo ha lasciato le briciole al lituano Ricardas Berankis, battuto con il punteggio di 6-1 6-4 6-1, al termine di un match durato appena un’ora e mezza. Al termine della sfida, Nole si è presentato in conferenza stampa, dove non ha ricevuto alcuna domanda sulla partita appena giocata, bensì su quella che si sta per disputare, ossia l’ottavo di finale contro l’esordiente, a livello Slam, Lorenzo Musetti.

“Per prima cosa – premette il numero 1 del mondo – devo dire che Lorenzo è un bravissimo ragazzo, molto simpatico. Abbiamo fatto spesso degli scambi insieme, non ci siamo mai affrontati, però ci siamo allenati poco tempo fa a Montecarlo sulla terra. Mi piace molto come gioca: ha due fondamentali molto potenti e riesce a dare tanta rotazione alla palla. Inoltre, ha un bellissimo approccio al tennis: ha confidenza sul campo, viene spesso a rete, gioca in maniera superba la smorzata e ha anche un ottimo servizio, che riesce a giocare piatto oppure esterno ad aprirsi il campo, sia in kick che in slice. I risultati, non a caso, si sono visti, dal momento che, ad esempio, in Messico ha battuto Dimitrov, affermandosi nel tennis dei grandi. Questo vuol dire che dovrò giocare il mio miglior tennis, sapendo che lui scenderà in campo senza nulla da perdere. Sono sicuro che il fatto di giocare contro di me, su uno dei campi principali, riuscirà a fargli mettere in mostra il miglior tennis della sua vita”.

In seguito, è arrivata qualche considerazione su quanto si possa imparare guardando le partita di Rafa, ma non solo: Certo che si può sempre imparare – dichiara il serbo –. Guardare Rafa giocare sulla terra è qualcosa di sensazionale, quindi puoi comprendere meglio alcuni aspetti del tennis studiandolo, anche se sei il numero 1 del mondo. Detto questo, non cerco di copiarlo, perché abbiamo due modi di giocare completamente differenti: io ho il mio stile che ho costruito nel corso degli anni, tuttavia sono una persona che studia sempre, nel tennis e nella vita. Posso sempre migliorare, indipendentemente dal successo che ho o che ho avuto. Questo accade sicuramente quando guardo Rafa, ma a volte succede anche osservando altri tennisti, più o meno famosi. Cerco sempre di mantenere un approccio mentale aperto a nuove soluzioni”.

Una grande nota di merito è giunta recentemente da Jim Courier, il quale ha posto una similitudine tra ciò che Novak Djokovic rappresenta per il tennis e quello che Lewis Hamilton costituisce per la Formula 1. A tal proposito, Nole commenta: Sono onorato di essere paragonato a Lewis Hamilton: ho grande rispetto per quello che fa nel tennis e nella vita, dentro il campo e fuori, con il suo attivismo e le iniziative di beneficenza e di difesa dei diritti di uomini e animali. Tuttavia, mi imbarazza sentire nella stessa frase il verbo guidare, il mio nome e quello di Lewis. A me piace andare veloce, ma devo rispettare le regole (ride). Parlando sul serio, mi fa davvero piacere sapere che il mio gioco è stato accostato allo stile di guida di un campione come Hamilton”.

Per concludere, un pensiero su come il doppio possa aiutare a migliorare alcuni aspetti del gioco in vista del singolare: “Personalmente, ammetto che gioco il doppio esclusivamente per trovare maggiore fiducia nel singolare, anche se mi capita di farlo pochissime volte. Tuttavia – continua il serbo con un velo di polemica – non sono il tipo che si ritira dal torneo di doppio perché sto andando bene in singolo: se ho deciso di iscrivermi al tabellone di doppio, porto avanti il mio compito dando il massimo fino in fondo. Conosco, invece, molte persone, soprattutto in alto nel ranking, che hanno questo approccio che a me non piace: se non ho interesse nel giocare il torneo di doppio, preferisco non iscrivermi, piuttosto che decidere di ritirarmi durante le fasi finali del tabellone. Trovo la cosa alquanto irrispettosa. Io non sono molto bravo in doppio, non ho mai ottenuto grandi risultati, tant’è che ho vinto solo un titolo: spesso ho deciso di giocare il doppio, oltre al singolare, nei tornei che costituivano il passaggio ad una nuova superficie, come Indian Wells o Montecarlo. Tuttavia, ora non lo faccio più, poiché non posso più permettermi di togliere energie per il singolare. A volte può essere frustrante giocarlo, per chi non è abituato, dal momento che tutto accade molto velocemente. Tornando alla domanda, sì, aiuta soprattutto a lavorare sul servizio e sulla risposta, però è una risposta molto personale la mia: non tutti la pensano come me”.