Al primo turno il bi-campeon di Wimbledon aveva già dovuto giocare al limite contro Basilashvili, ieri si è superato recuperando uno svantaggio di due set a uno a Otte e incendiando il Centre Court
«Perché mai dovrei smettere?»
Guardate l’uomo nella foto: ha vinto tre volte Wimbledon. Le prime due ufficialmente, nel 2013 e nel 2016, la terza col cuore, superando due turni al quinto set e facendo esplodere il Centre Court. Si chiama Andy Murray, ha 34 anni e una placca di metallo al posto dell’anca destra. In tabellone c’è entrato grazie ad una wild card, ma per ora c’è solo lui al comando di questo torneo.
Dopo i cinque set strappati a Nikoloz Basilashvli, ieri il quarto dei Fab Four ne ha spesi altrettanti per garantirsi il terzo turno contro il tedesco Oscar Otte (6-3 4-6 4-6 6-4 6-2). Era dal 2017 che non giocava a Wimbledon: infortuni, operazioni, riabilitazioni, speranze, la paura di non farcela a respirare di nuovo l’aria unica del Tempio. In dodici presenze non aveva mai fallito l’appuntamento con il terzo turno, anche stavolta ha mantenuto la promessa. Sotto di due set a uno non ha mai mollato, sputando rabbia, sacramentando, scuotendo la testa, urlando la sua rabbia al mondo. Alla fine ce l’ha fatta, dopo che il roof era stato chiuso sul Centre Court con l’arrivo della notte, e in una atmosfera da brividi ha alzato le braccia al cielo. «E’ stata dura, ma questo è il motivo per cui continuo a giocare, per momenti come questi. Ditemi, perché dovrei mai smettere?».
L’atmosfera dei grandi match
La risposta definitiva a chi si chiede perché the special ones non si arrendono, non abbassano le braccia, si battono contro il Tempo. Otte si era commosso, guardando il documentario che racconta il calvario e la rinascita di Murray, lo ha confessato alla vigilia del match, ieri se lo è ritrovato di fronte e ha dovuto inchinarsi alla maestria, alla grinta, al cuore infinito di sir Andy. «Il pubblico folla ha creato una grande atmosfera, ma anche io credo di averli esaltati, alla fine ci siamo caricati a vicenda», ha detto Murray. «Sono consapevole del momento, so cosa significano le grandi atmosfere nel tennis. Negli anni ne ho vissute alcune, e questa sicuramente era una di quelle». Al prossimo turno gli tocca Denis Shapovalov e un altro pezzo di leggenda. Comunque vada.