L’intervista della giapponese rilasciata alla rivista ‘Time’

A Parigi è finita nell’occhio del ciclone per la sua forte presa di posizione. Il nome di Naomi Osaka, prossima protagonista ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 dopo il forfait a Wimbledon, è rimbalzato sui media di tutto il mondo. La giapponese, che al Roland Garros aveva annunciato il silenzio stampa e posto l’accento sui problemi di salute mentale, ha scritto una lettera aperta pubblicata sulla rivista ‘Time’. L’attuale numero 2 del ranking WTA ha difatti voluto chiarire il proprio pensiero cercando di sgombrare il campo da ogni genere di equivoco.

“La vita è un viaggio e il mio ha preso una direzione inaspettata che mi ha insegnato molto e aiutato a crescere – dichiara la nipponica -. Una lezione fondamentale è che non puoi accontentare tutti. Alcuni problemi possono generare opinioni opposte e mi rendo conto che sarei dovuta essere preparata dopo ciò che è successo a Parigi. La seconda lezione è che tutti soffrono, hanno sofferto o conoscono qualcuno che ha avuto problemi di salute mentale.

“Il mio messaggio è stato frainteso – afferma Naomi –. Ci tengo a precisare che amo i giornalisti perché in genere mi hanno sempre trattato molto bene, ma sono contraria al solito format di conferenze stampa che caratterizza il tennis. Lo considero oramai obsoleto e credo che dovremmo pensare insieme ad un metodo alternativo di fare comunicazione. Ho rilasciato molte interviste nel corso della mia carriera cercando sempre di rispondere onestamente. È fondamentale che ci sia rispetto reciproco per poter parlare alla pari. La mia intenzione, non presentandomi in sala stampa a Parigi, era di lanciare un messaggio sulla necessità di un cambiamento, ma non di scatenare una rivolta generale. Non posso concepire di essere stata sanzionata per aver saltato una conferenza stampa in sette anni”.

“Forse agli atleti d’élite dovrebbe essere data la possibilità di non sottoporsi al controllo della stampa in certi momenti – prosegue Osaka -. In qualsiasi altro lavoro ti concedono un giorno di riposo per una questione personale, purché non diventi una cosa consueta. Non è necessario rivelare un problema a tutti. Mi sono sentita sotto pressione a livello mediatico per rivelare i motivi per cui non sono andata a fare la conferenza stampa e ho percepito che non mi davano credibilità. E mi riferisco sia alla stampa che al torneo. Chiedo alla stampa di mantenere un certo livello di privacy ed empatia così da non dover parlare di nuovo di questa storia. Siamo esseri umani e possiamo avere brutte giornate. Avrei molti suggerimenti da fornire alle istituzioni mondiali del tennis e uno di questi potrebbe esser lasciarci scegliere qualche giorno all’anno per non presentarci in conferenza senza dover rivelare pubblicamente i motivi. Non mi sento a mio agio a essere il portavoce di questi problemi perché non ho ancora tutte le risposte”.