A fine aprile, la tennista spagnola ha annunciato la sua guarigione dal cancro dopo una battaglia di otto mesi, ora parteciperà a Tokyo 2020

Carla Suarez Navarro ha scritto la storia del tennis spagnolo, arrivando nel 2016 alla sesta posizione del ranking mondiale. Dieci mesi fa le era stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin, il 1° Giugno è tornata in campo, giocando un gran match contro Sloane Stephens al Roland Garros. Purtroppo la poca abitudine a giocare una partita ufficiale nell’ultimo anno, non le aveva permesso di esprimere il suo miglior gioco nel terzo set ed era uscita sconfitta dopo aver vinto il primo.

Emozionante poi l’uscita dal campo centrale di Wimbledon (anche lì la spagnola aveva vinto un set contro Ashleigh Barty ma non era riuscita a vincere) con tutto il pubblico britannico in piedi ad applaudirla e con la Barty che non era riuscita a trattenere le lacrime. Domani Suarez Navarro esordirà nei giochi olimpici di Tokyo, dopo aver partecipato alle tre precedenti edizioni delle Olimpiadi.

In una lunga intervista ha dichiarato quanto sia stato difficile l’inizio del suo calvario, ma non ha mai smesso di lottare: “Penso che la parte più scioccante sia stata la notizia stessa: quando ti dicono che stai soffrendo, e quando devi dirlo alla tua famiglia, quella è la parte più difficile, anche se la chemio è davvero dura. Nel mio caso, sono stata davvero fortunata fin dall’inizio. È vero che attraversi difficoltà, momenti difficili, giorni in cui tutto fa male, che non hai proprio voglia di alzarti dal letto. Ma, in generale, tutto è andato abbastanza bene. Ho anche fatto meno sessioni di chemio del previsto. Poi la radioterapia, che non era così male come la chemio, ha meno effetti collaterali“.

Nel 2020 aveva già pensato di ritirarsi, ma è tornata in campo perché è sul campo che vuole dare l’addio: “Era molto chiaro per me che il 2020 sarebbe stato il mio ultimo anno, ma dopo la malattia non volevo che le persone mi ricordassero così. Quindi volevo avere l’opportunità di giocare altri tre o quattro tornei prima di ritirarmi, e farlo in campo. Non volevo passare dalla porta sul retro, ma so davvero che quest’anno sarà l’ultimo perché il mio corpo e il mio cuore me lo dicono“.

Su quanto fosse importante avere degli obiettivi davanti, ha detto: “I medici mi hanno detto che sarebbe stato bello fare un po’ di esercizio, ma per me non era lo stesso senza un obiettivo. Così com’ero, sarebbe stato molto facile non fare nulla e non uscire di casa. Il fatto di avere in mente il Roland Garros o le Olimpiadi mi ha aiutato molto, molto più di quanto la gente possa immaginare. Sono molto felice di essere a Tokyo, perché era quello a cui pensavo durante il trattamento. Le Olimpiadi mi hanno aiutato molto. Inoltre mi piacerebbe giocare la mia ultima partita di doppio con Garbine [Muguruza]

Sulle altre tre precedenti partecipazioni ai giochi: “Sono stati molto diversi l’uno dall’altro. Nel 2008 è stata la mia prima volta, quindi è stato tutto molto intenso: ho cercato di assorbire tutta l’atmosfera, andare alla cerimonia di apertura, ad altri eventi, conoscere altri atleti… A Londra c’erano i miei genitori e mio fratello, ed era la prima volta che vincevo una partita. Era diverso, sì. E poi Rio, dove ero molto concentrato sui risultati, soprattutto nel doppio con Garbine“.

Infine cosa si aspetta dalle Olimpiadi di Tokyo: “Probabilmente sono le Olimpiadi più speciali per via delle mie origini, ma sono sicura al cento per cento che saranno i miei ultimi Giochi Olimpici”.