Intervista – Arthur Cazaux recentemente impegnato nei Challenger di Perugia e Todi ha parlato con “IL Tennis Italiano”
Il primo approccio grazie a Nadal ed il Roland Garros
Per un ciclo giunto al capolinea, ce n’è un altro che inizia, ed Arthur Cazaux vuole farne parte. Il tennis francese è ormai pronto a mettersi alle spalle un decennio vincente, culminato nel 2017 con il trionfo in Coppa Davis; il momento di formazione dei nuovi cavalieri della racchetta transalpina è quasi giunto al termine e presto sarà quasi un obbligo dover rimpiazzare Monfils, Gasquet, Simon e gli altri interpreti “Bleus”. Una buona base da quale ripartire potrebbe essere la finale dell’Australian Open junior 2020 che ha visto impegnato proprio Cazaux, sconfitto dal connazionale Harold Mayot. A poco più di un anno da quel match, il 18enne di Montpellier è entrato in top-400 e tra Madrid e Ginevra si è preso gli scalpi di Sebastian Korda e Adrian Mannarino.
Recentemente impegnato nei Challenger di Perugia e Todi, Cazaux ha parlato in esclusiva con IL Tennis Italiano: “Nessun componente della mia famiglia ha mai giocato a tennis, mio padre però era solito guardare il Roland Garros e quando ho iniziato a vedere le partite con lui mi sono appassionato, in particolar modo ero un grande tifoso di Rafa – racconta Arthur che da lì a poco iniziò a giocare -. Ricordo di aver chiesto a mia mamma di comprarmi una racchetta, era una di quelle piccole per bambini ed i primi tempi giocavo contro il muro. È partito tutto per passione, non pensavo di diventare un giocatore e comunque anche oggi che lo faccio come lavoro, il divertimento resta una componente importante di ciò che faccio”. Riferendosi a questo, Cazaux ricorda anche di averci messo un po’ ad iniziare a vincere e ad essere notato dalla federazione transalpina: “Da piccolo non ero tra i migliori del paese, ricordo di aver giocato due edizioni de Les Petit As senza vincere neanche un match, persi subito anche nel tabellone di consolazione. Alla fine però si inizia a fare abbastanza sul serio dai tornei under 18 che ti danno in particolar modo la possibilità di vivere esperienze importanti come quelle slam”.
“In campo sono me stesso. Non imito nessuno e ne raccolgo i frutti”
Seguito da Boris Vallejo, tecnico affiancatogli dalla FFT, Arthur ha assicurato di non subire pressioni di alcun tipo: “Le cose non sono cambiate troppo dopo la finale slam in Australia. La FFT mi sta aiutando molto e non mi mette fretta, quando sono in campo non penso a ciò che ho già fatto, ma a quello che mi aspetta in futuro. Da inizio settembre lavoro con Boris, lui ha subito capito quali sono i miei mezzi e mi sta aiutando a costruire un tennis che rispecchi le mie caratteristiche – il teenager evidenzia questo aspetto -. In campo sono me stesso, non voglio imitare nessuno, anche se mi piace osservare e prendere ispirazione dai migliori perché si può solo imparare. Ne ho avuto la dimostrazione diretta quando mi sono allenato con Medvedev, le giornate passate con lui mi hanno dato nuovi spunti”.
Dopo aver preso le misure nel primo anno da professionista, Cazaux in questa stagione ha sorpreso tanti addetti ai lavori e per certi versi ha sorpreso se stesso: “Me la cavo bene in tutte le parti del campo, ma devo lavorare molto fisicamente. Devo dire però che pensavo la componente fisica mi potesse penalizzare di più in queste prime stagioni, invece le cose non stanno andando male. Allo stato attuale provo ad anticipare tanto la palla perché questo può essere un modo per sopperire alle carenze attuali”. Facilitato dall’ottima carriera junior, il classe 2002 ha subito avuto occasioni importanti; a livello di circuito maggiore grazie alle wild card e nei Futures grazie ai posti riservati ad atleti juniores: “Fortunatamente ho avuto delle occasioni e le ho sfruttate. In un anno difficile, dove per tanti è stato difficile entrare a giocare tornei ITF, io ho potuto usufruire di questa possibilità. Poi naturalmente per i tornei maggiori sono stato aiutato dalle wild card – rimarca il giocatore che in qualificazioni a Madrid ed in main draw a Ginevra ha sconfitto Sebastian Korda ed Adrian Mannarino -. Sono stati i miei match migliori e li ho vinti rimanendo fedele a ciò che sono: questo rende i successi ancora più importanti”. Questa settimana al suo best ranking di numero 373 ATP, l’allievo di Vallejo non vuole perdere tempo e mette nel mirino obiettivi importanti: “Voglio giocare il prima possibile le qualificazioni degli slam, già farlo l’anno prossimo sarebbe fantastico. Il mio sogno è invece quello di vincere il Roland Garros, perché si gioca in Francia e come ho detto è il primo torneo che mi ha fatto innamorare del tennis”.