Tokyo 2020 doveva essere ricordata come l’ultima Olimpiade di Roger Federer, invece in Svizzera rimarrà quella della doppia medaglia di Belinda Bencic, in finale sia in singolare sia in doppio. È solamente la quinta a riuscirci dal 1988, anno del ritorno del tennis ai Giochi: uno dei pochi record del tennis svizzero a non appartenere a Roger

Belinda entra in un club riservatissimo

Da quando nel 1988 a Seoul il tennis è tornato ufficialmente nel programma dei Giochi Olimpici estivi, solamente cinque giocatori – fra uomini e donne – sono riusciti ad arrivare in finale sia nel singolare sia nel doppio. Nel 2000 a Sydney ci riuscì Venus Williams; quattro anni dopo ad Atene toccò a Nicholas Massu; mentre nel 2012 a Londra ce l’hanno fatta Serena Williams e Andy Murray. In attesa che il cannibale Novak Djokovic provi a inserirsi nella lista divorando singolare e misto, la quinta nell’elenco è diventata Belinda Bencic, che grazie ai risultati di Tokyo 2020 (formato 2021) potrà dire di aver difeso dallo strapotere di Roger Federer almeno un record del tennis svizzero. Il quasi 40enne di Basilea, infatti, vinse un oro a Pechino in coppia con Stan Wawrinka ma in singolare non è mai arrivato in finale, conquistando al massimo un bronzo nel 2012 sul Centre Court di Wimbledon. In Giappone doveva essere l’Olimpiade del suo addio alla nazionale, invece si è trasformata in quella da favola della 24enne del Canton San Gallo, che si è meritata la possibilità di concorrere per due titoli al termine di un giovedì da incorniciare. Più fresco dei giorni precedenti secondo la temperatura del cemento, dopo che gli organizzatori hanno accolto la richiesta dei giocatori di iniziare qualche ora più tardi, ma bollente in termini di emozioni.

Belinda ne ha provate tantissime nel match dalle mille difficoltà contro Elena Rybakina, che puntava a garantire al suo Kazakistan la medaglia più importante di questi Giochi, e invece dovrà battere Elina Svitolina per conquistare almeno il bronzo. La Bencic, invece, si è guadagnata la possibilità di giocarsi l’oro contro la sorprendente Marketa Vondrousova, finalista nel 2019 al Roland Garros ma poi incapace di confermarsi. Per mesi la ceca aveva faticato a mettere insieme due vittorie di fila, poi è andata un po’ meglio ma non era certo una delle candidate per la medaglia, che invece si è messa al collo prendendo a pallate la Svitolina in semifinale. Ben diversa la sfida vinta dalla svizzera di Flawil, che ha dovuto mostrare gli artigli e metterci sudore e tenacia, per rimontare due volte un break di svantaggio nel terzo e spuntarla in volata. “Ho avuto tante volte l’impressione che la vittoria mi stesse sfuggendo di mano – ha detto – e non ho idea di come sia riuscita a restare nel match. Ma il bello del tennis è anche questo: c’è sempre una chance. Per vincere questa partita ho fatto davvero tutto ciò che potevo, e sono fiera di me stessa. Non ricordo nemmeno il match-point, dovrò andare a rivedermelo. Ero in una sorta di trance agonistica, ma l’importante è essere in finale. Per me era già un sogno poter giocare una Olimpiade (da Rio 2016 mancò per infortunio, ndr), e mai avrei immaginato di poter tornare a casa con una medaglia”. Invece saranno addirittura due.

La statistica le sorride

E pensare che i Giochi della Bencic si erano aperti con un pizzico di delusione per il forfait dello stesso Federer, col quale Belinda avrebbe puntato a una medaglia nel doppio misto. Da gran signore quale è, Roger l’ha avvisata telefonicamente prima di rendere pubblica la sua decisione, che ha lasciato il torneo maschile senza svizzeri e l’ha privata di un compagno per il misto. Ma potrebbe averle giovato in altri termini, eliminando le attenzioni e le pressioni che inevitabilmente sarebbero arrivate giocando a fianco della leggenda. Così la Bencic ha potuto concentrarsi ancora di più sul singolare, correndo fino al successo che l’ha portata in finale e le ha garantito una medaglia, col sogno di conquistarla d’oro come nel 1992 a Barcellona riuscì al gigante Marc Rosset, unico a vincere i Giochi in singolare nella storia del tennis svizzero. Ma non è tutto, perché a qualche ora dalle lacrime di gioia per la vittoria in singolare la Bencic ha fatto il bis nel doppio con Viktorija Golubic, battendo le brasiliane Pigossi/Stefani e prenotando di prepotenza un altro posto sul podio. Eguagliate Hingis/Bacsinszky, seconde a Rio, domenica le due proveranno a inseguire Federer e Wawrinka. “Sono certa che ci stiano seguendo – ha detto la Bencic –, specialmente Roger che si aggiorna su ogni genere di torneo, anche Futures e Challenger. Ci ha mandato un messaggio dopo la nostra vittoria nei quarti di finale, e sapere di avere il suo supporto è davvero un enorme piacere”.

La favola Olimpica della Bencic richiama quella di Nicolas Massu nel 2004: il cileno era un buon giocatore, aveva già vinto dei tornei, ma non era certo fra i favoriti. Invece scioccò tutti vincendo due ori, simbolo della sua intera carriera. La svizzera può provare a fare lo stesso, partendo da un livello medio superiore e soprattutto con l’ambizione di fare ancora meglio di quanto le è riuscito sin qui. Viene sempre da chiedersi dove sarebbe oggi se non fosse dovuta andare sotto i ferri a nemmeno vent’anni a causa di un grave infortunio al polso, quando già si trovava fra le prime 10 del mondo dopo essersi resa protagonista di un’ascesa velocissima. Ma dopo un paio di stagioni di assestamento Belinda è tornata grande: nel 2019 è arrivata in semifinale allo Us Open e ha giocato per la prima volta le WTA Finals, mentre lo scorso anno è salita fino al numero 4 del ranking WTA. Poi si è un po’ fermata e quest’anno ha giocato giusto un paio di finali (perse) in due appuntamenti di secondo piano, portando a casa una sola vittoria fra Roland Garros e Wimbledon. Ma la settimana Olimpica può rilanciarla un’altra volta. Non in classifica, visto che non ci sono punti in palio, ma dal punto di vista morale sì. Specialmente se dovesse concludersi come sogna lei, stuzzicata dai numeri di chi l’ha preceduta in entrambe le finali Olimpiche. Venus le vinse entrambe, Massu pure, Serena idem. Solo Murray ne ha fallita una, ma era il misto con Laura Robson. Fanno 7 ori in 8 finali, 4 su 4 in singolare. Rovinare la statistica sarebbe un vero peccato.