Luca Nardi, intervistato recentemente da Sportface, ha potuto fare il punto della situazione sulla stagione che si sta per concludere. I suoi obiettivi sono molto ambizioni, ma il suo carattere resta quello di sempre. Tra i giovani, quello che lo ha più impressionato è senza dubbio Carlos Alcaraz

Obiettivi ben precisi: “Top 200 entro il 2022, voglio partecipare agli Slam”

Luca Nardi è uno dei talenti più in vista del movimento tennistico italiano e mondiale. Nato il 6 agosto 2003, il giovane pesarese ha da poco compiuto 18 anni e si sta facendo sempre più strada nella classifica ATP. Attualmente, occupa la posizione numero 440 del ranking ed è quarto se consideriamo i tennisti con meno di 19 anni. Il recente campione dell’ITF da 25.000 dollari di Madrid è stato protagonista di un’intervista a Sportface, in cui ha potuto commentare senza filtri il suo attuale stato di forma. Quando si parla di un tennista diciottenne, non si può evitare di partire dai propri obiettivi a breve e a lungo termine. “Aspettative? Sinceramente – spiega l’azzurro – non ho intenzione di mettermi eccessiva pressione, nei miei piani c’è l’entrata nella top 200 del ranking entro la fine del prossimo anno. Sono pensieri ambiziosi, ma voglio provare ad entrare nelle qualificazioni degli Slam già a partire dal 2023, la stagione in cui compirò 20 anni. A fine carriera, invece, credo di potermi assicurare un posto nei primi 50: se poi le cose dovessero andare ancora meglio, ne sarei più che felice. Io sono me stesso, voglio rimanere una persona umile ed entusiasta nei confronti di questo sport”.

Uno spazio consistente, inoltre, è stato riservato ad un commento sulla stagione che sta per volgere al termine, anno in cui Nardi ha conquistato due titoli ITF e ha potuto fare buone esperienze a livello Challenger. “Nel complesso, è stato un 2021 positivo, ma ho vissuto tanti alti e bassi. Da un lato, questo è negativo perché forse avrei potuto fare di più, d’altro canto ho imparato a gestire le più disparate situazioni. Le ultime settimane, fortunatamente, sono state le migliori in assoluto e questo mi ha permesso di giungere alla miglior classifica della mia breve carriera, inoltre sono fiero di aver potuto farmi conoscere nei Challenger, anche se ho perso alcuni match che potevo, con più freddezza, portare dalla mia parte. Quello che ricordo con più rammarico – racconta il marchigiano – è l’incontro di San Marino contro Marco Cecchinato. Per l’occasione, mi sono confrontato con il giocatore dalla più alta classifica che io abbia, fino a questo momento, affrontato e ho ceduto per 7-6 7-6. Detto così, sembra che non ci sia nulla di negativo, però, se avessi sfruttato qualche set point o palla break che mi ero guadagnato, avrei potuto uscire dal campo con un risultato diverso”. I programmi per il finale di stagione sono ancora un po’ incerti a causa di un problema fisico rimediato durante il Challenger di Napoli. A tal proposito, Nardi ha dichiarato: “Ho rimediato un infortunio abbastanza serio all’adduttore nell’ultimo match e ora devo riposarmi per qualche settimana. Poi, se riuscirò ad ottenere una wildcard, chiuderò il 2021 con i tornei Challenger di Bergamo e di Ortisei”.

La furia dei teenager azzurri: “Cobolli è quello che più mi impressiona”

Infine, non poteva mancare una riflessione sui tanti giovani italiani che stanno emergendo: “Arnaldi, Gigante, Cobolli, Zeppieri, senza parlare di Sinner e Musetti: sono davvero molti i millennials azzurri che, oltre me, si stanno affacciando al tennis che conta – afferma Nardi – e i risultati ci stanno dando ragione: ciò costituisce una molla che ci spinge a dare il meglio di noi in ogni situazione. Escludendo i già campioni come Sinner e Musetti, devo dire che il migliore, al momento, è Flavio Cobolli: gioca tutte le settimane e ogni volta arriva in fondo ai tornei. È vicinissimo alla top 200 e perciò credo non ci sia discussione su chi sia il giovane più forte tra noi in questo periodo”. Uno sguardo anche all’estero: “Holger Rune e Carlos Alcaraz sono miei coetanei e hanno una dedizione al lavoro come nessun altro. Lo spagnolo, in più, è il giocatore più talentuoso con cui io abbia mai giocato, senza ombra di dubbio. Già quando eravamo piccoli, avevo la sensazione di non poter reggere il suo livello nello scambio, poi abbiamo visto tutto il suo grande percorso di crescita degli ultimi anni. Gli posso solo fare i miei più sinceri complimenti”.