Carlos Alcaraz, vincitore delle Next Gen ATP Finals contro Sebastian Korda, ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni in conferenza stampa: per lo spagnolo, questo titolo ha poco valore, se non si continua a lavorare per migliorare

“A star is born” si intitolava un celeberrimo film del 1937, di cui sono stati fatti tanti remake che hanno vinto carovane di premi. Questo titolo suona più che mai bene nella mattinata di domenica 14 novembre 2021, quando il mondo del tennis si appresta a festeggiare Carlos Alcaraz. Il giovane spagnolo, vincitore su Sebastian Korda per 4-3 4-2 4-2, si è laureato campione delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, diventando il secondo diciottenne a trionfare nella giovane storia della manifestazione (dopo Jannik Sinner, che conquistò il titolo nel 2019), nonché quello che ha concesso meno set e meno game di sempre, dominando letteralmente il torneo dal primo all’ultimo scambio.

L’iberico, sorridente in conferenza stampa, ha comunicato ai giornalisti tutta la gioia per aver ottenuto un riconoscimento di tale prestigio, ma si è rivelato deciso a puntare sempre più in alto. “Sono molto contento di aver conquistato il titolo delle Next Gen ATP Finals – racconta il numero 32 del mondo –, penso sia la miglior conclusione possibile di un’annata molto importante e soddisfacente, dall’inizio alla fine. Ho vinto dei Challenger, ho sfidato Rafael Nadal a Madrid, ho conquistato il mio primo titolo in carriera ad Umago e ho proseguito l’anno con vittore di grande prestigio, tra cui quelle su Stefanos Tsitsipas, Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Detto questo, non è il momento fare grandi festeggiamenti: vincere questo torneo non significa nulla, se poi in carriera non si raggiungono ulteriori risultati importanti. Il mio obiettivo è e resta quello di diventare numero 1 al mondo“.

Infine, un analisi del suo stile di gioco e di come Juan Carlos Ferrero gli consigli di impostare lo scambio quando conta di più. “Mi piace essere aggressivo – afferma l’iberico –, ma è un aspetto del gioco su cui sto ancora lavorando tanto. Juan Carlos mi dice sempre di non essere passivo nei momenti decisivi ed è questo ciò che provo a fare in partita. Preferisco commettere un errore attaccando, piuttosto che subire un vincente del mio avversario o sbagliare per paura. Ho migliorato molto il servizio – prosegue Carlitos, come lui stesso ha dichiarato di voler essere chiamato -, perché è un colpo fondamentale, soprattutto sulle superfici rapide. È stato un lavoro più mentale che tecnico: ora sono consapevole di possedere un’arma importante in questo colpo e cerco di tirarla fuori nei momenti di maggiore difficoltà”.