Il verdetto del giudice federale potrebbe essere impugnato sia dai legali di Djokovic, per vizio di forma, sia dal governo centrale australiano, che nel caso potrebbe costringere Djokovic ad un supplemento di detenzione. Ma quali saranno gli strascichi sul resto della stagione? Come dice Murray, è comunque una brutta situazione per il tennis
Il caso Djokovic si risolverà stanotte. O forse no. Da quando il serbo è stato preso in consegna dalla Border Force australiana, mercoledì scorso, e i suoi legali hanno presentato ricorso contro l’espulsione, è iniziata l’attesa per il verdetto che stanotte, alle 10 ora di Melbourne, dovrebbe mettere fine alla surreale faccenda che ha monopolizzato l’interesse del mondo in questi giorni. Ma non è affatto detto che la storia finisca con una ‘liberazione’ o una ‘espulsione’ immediata del numero 1 del mondo.
Se il giudice della corte federale, Anthony Kelly, dovesse decidere a favore di Djokovic, la cancellazione del visto sarebbe annullata, con grande disdetta del governo federale australiano. In questo caso i legali del campione hanno chiesto – in un memorandum di 35 pagine presentato alla corte – che il campione venga rilasciato non più tardi delle 17 ora australiana di lunedì, quindi a meno di una settimana dall’inizio degli Australian Open.
Secondo gli esperti di diritto locali però in quel caso il governo centrale – che ha già tentato, inutilmente, di spostare a giovedì l’udienza di stanotte – quasi certamente deciderebbe a sua volta di appellarsi, costringendo Djokovic a restare ancora recluso in albergo.
Se invece l’appello dei legali del tennista verrà rigettato, è probabile che il governo tenterà di imbarcare Djokovic sul primo aereo disponibile. L’ordine sospensivo dell’espulsione che il giudice federale ha imposto al ministro degli interni Karen Andrews scade infatti alle 16 australiane di lunedì. Ma anche in questo caso potrebbero esserci strascichi, perché gli avvocati serbi avrebbero la possibilità di presentare un ulteriore appello, non sul merito ma per vizio di forma – è ormai chiaro che dietro la faccenda ci sono questioni sì burocratiche, ma anche politiche e di scarsa comunicazione fra i vari uffici… – che rimanderebbe ulteriormente la decisione finale. Anche in quest’ultimo caso Djokovic dovrebbe restare agli ‘arresti’ al Park Hotel fino alla decisione finale della corte.
In ogni caso, che Djokovic alla fine sia in campo o no agli Australian Open, la ferita inferta al tennis dalla vicenda non è destinata a rimarginarsi in fretta. E potrebbe condizionare l’intera stagione, comportando magari un sanguinoso contenzioso legale. Il sentimento comune è stato ben riassunto da Andy Murray: «Penso che tutti siano scioccati da questo, ad essere onesti», ha detto ai giornalisti lo scozzese, cinque volte finalista agli Australian Open. «La prima che voglio dire è che spero che Novak stia bene. Lo conosco bene e ho sempre avuto un buon rapporto con lui e spero che stia bene. La seconda è che non è affatto un bene per il tennis, e non credo che sia un bene per tutte le persone coinvolte. Penso che sia davvero una brutta situazione».