Il greco analizza la sconfitta in semifinale agli Australian Open e ne ha per tutti: “Gli arbitri mi hanno preso di mira”
La sconfitta brucia ma Tsitsipas non fa drammi. “Sono molto felice di aver avuto la possibilità di giocare davanti ai miei tifosi, greci e non. L’Australia ha un posto speciale nel mio cuore – ha detto il greco ai giornalisti – da queste parti mi sento a casa. Sono certo che un giorno riuscirò a fare molto bene qui, per condividere gioie ed emozioni con il pubblico australiano e la comunità greca. Questo è un torneo che amo e voglio provare a lasciare il segno. Perdere fa male ma devo concentrarmi soltanto sugli aspetti positivi. Ho giocato un buon tennis, cercando di combattere fino all’ultimo punto. C’è una lunga stagione davanti, voglio prendere questa sconfitta come una lezione per il futuro”.
“Questa volta ho giocato meglio rispetto alla semifinale dello scorso anno, quando arrivai stremato dalla sfida nei quarti con Nadal. Oggi sono stato in grado di recuperare lo svantaggio, è vero, ma in campo stavo bene, sentivo la palla nel modo giusto, con le sensazioni giuste. Il tie-break del primo set è stato cruciale probabilmente. Magari adottando una strategia diversa avrei potuto vincerlo. Medvedev? È divertente ma presto poca attenzione a quello che fa. Ad alcuni giocatori piace comportarsi così per tagliarti fuori dal match dal punto di vista mentale. Comunque sia non è la persona più matura, ecco. Daniil è un grande avversario, è in grado di correre per ore e ore. Insieme a Nadal è uno dei più grandi combattenti”.
La questione ‘coaching’ non sembra ancora arrivata ad una svolta. “Quanto ai ‘coaching’, c’è un tale caos in campo che devi avere un udito eccellente per sentire cosa dice il tuo allenatore. Nel match contro Paire ho ricevuto un coaching, malgrado mio padre fosse a 5 km di distanza. È stato il momento più divertente del torneo. Gli arbitri mi hanno preso di mira da tanto tempo ormai, mi ci sto abituato. Sono sempre attenti al mio box e non prestano mai attenzione a quello dell’avversario. Mi sento una vittima in tutta questa situazione. Sono abbastanza sicuro che continuerò a ricevere avvertimenti, anche se non ascolterò mai nessuna delle cose che dice mio padre. Questo è stato anche uno dei motivi per cui l’anno scorso sono uscito pubblicamente sui social e ho detto che penso che il coaching dovrebbe essere permesso, semplicemente perché gli allenatori lo fanno lo stesso. La maggior parte di loro è furba e riesce a farla franca”.