Qual è il sentimento che attraversa Matteo Berrettini dopo la sconfitta contro Rafael Nadal? Il filo sottile tra vittoria, sconfitte e crescita

Ayrton Senna odiava i secondi posti: “È come essere il primo degli sconfitti”, diceva. Ciò che per un altro sarebbe stato oro colato, per l’asso brasiliano era motivo di disappunto. Meno male che un contemporaneo era di vedute diverse: “Ho imparato dalle sconfitte quanto dalle vittorie”, ebbe a dire una volta Pete Sampras una delle rare volte che il tennis lo vide uscire dal campo con la coda tra le gambe. Più possibilista era Michel Jordan che all’indomani di un risultato andato storto strigliava i compagni quasi a male parole: “Posso accettare la sconfitta..”, lamentava, “.. ma non sopporto chi rinuncia a provarci”. E che dire della frustrazione sfoggiata da McEnroe al termine della finale di Wimbledon del 1980 persa con Borg? L’americano crollò sul terreno a pancia in sotto e lasciò passare del tempo prima di riporsi verticale. Campioni che hanno segnato lo sport e che il comune rifiuto della sconfitta ne ha fatto icone della mentalità vincente

Tutta questa filippica per capire quale sia il sentimento provato da Matteo Berrettini subito dopo la sconfitta di Melbourne ad opera di Rafael Nadal, un altro che quanto ad adrenalina e a sane aspirazioni dimostra sempre di saperla lunga. Non conosco Matteo personalmente ma ne seguo le gesta da quando è asceso ai vertici del tennis che conta e ho maturato la percezione che la sua crescita sia tenuta insieme da un sottile fil rouge che tiene vittorie e sconfitte quasi sullo stesso piano facendo tesoro dell’una e dell’altra. Anche gli infortuni, che tutti sappiamo sono stati parte di uno stesso percorso, quello che tende dritto al vertice metabolizzando i fatti come parte ineludibile di una stessa carriera. Insomma, l’immagine che il gigante dagli occhi buoni spedisce ai suoi osservatori è quella di un ragazzo che può macinare male il tempo di una doccia ma che subito dopo vada al nocciolo della questione senza lasciarsi andare a troppa dall’emotività per un match andato storto.

Il passe-partout di tanta cultura sportiva passa necessariamente per la figura di un coach coi baffi! A quest’ultimo il compito di calmierare il troppo entusiasmo dopo una vittoria come di risollevare l’animo dopo una sconfitta. A lui il difficile compito di riportare il controllo emotivo dentro il giusto binario prima del torneo successivo. Esattamente quanto sta facendo Vincenzo Santopadre col nostro portabandiera: guardare avanti sgombrando l’orizzonte giacché c’è sempre un torneo da giocare! Stando così le bocce, anche la sconfitta appena maturata in terra d’Australia sarà per Matteo motivo di crescita e regalerà a tutti noi la certezza di aver trovato un campione poco propenso agli exploit ma più votato alla continuità. E sul percorso da fare affiderei a quanto scriveva Antonio Machado, poeta spagnolo del primo novecento: ….”Il sentiero si fa camminando e volgendo lo sguardo all’indietro si vede ciò che mai si tornerà a calcare”. E dunque sguardo avanti: Il resto arriverà!