Riccardo Piatti, intervistato a ‘Il Corriere della Sera’, ha parlato di Jannik Sinner, della sua crescita, dei suoi obiettivi a breve termine e della rivalità con Carlos Alcaraz

Riccardo Piatti, padre tennistico di Jannik Sinner, è stato recentemente intervistato per ‘Il Corriere della Sera‘, testata con la quale ha potuto riflettere sulla propria attuale collaborazione a 360 gradi, partendo dalla giovane rivalità che lega il suo allievo e Carlos Alcaraz. “Alcaraz? La sua esplosione nel Tour è un elemento positivo – ha dichiarato il coach azzurro –, stimola Sinner e lo tiene sempre sull’attenti, lo spinge a non accontentarsi e a migliorarsi. Non escludo l’aggiunta al nostro team di un ex campione del Grande Slam, proprio come feci quando lavorai con Milos Raonic. Io resterò sempre con Jannik, ma lui dev’essere pronto alle novità se vuole arricchire maggiormente il suo bagaglio”.

Sugli obiettivi per il 2022, la risposta non è stata differente da quella pronunciata dal numero 10 del mondo nelle varie conferenze stampa: “Per la stagione in corso vogliamo disputare almeno 55/60 partite, concentrandoci soprattutto sui tornei principali, nei quali, come già accaduto agli Australian Open, vogliamo alzare l’asticella e ottenere piazzamenti di rilievo. Inoltre, dobbiamo mantenere il nostro posto in top ten e puntiamo alla qualificazione diretta per le Nitto ATP Finals, in modo tale da far registrare, anche nei risultati, un miglioramento rispetto alla stagione passata. Il 2021 – ha proseguito l’ex collaboratore di Maria Sharapovaè stato un anno molto positivo, con quattro titoli e l’esordio, anche se come riserva, all’evento dei maestri. Le sconfitte, come quella patita a Vienna contro Frances Tiafoe, rappresentano la parte più importante del percorso di crescita di Jannik: da esse ha imparato tante cose che ha messo nel suo bagaglio già a partire da questo primo scorcio di 2022″.

Un commento, inoltre, sulla mancata partecipazione di Sinner alle Olimpiadi, scelta per cui le critiche sono piovute come gocce di pioggia in autunno: “Io ho subito appoggiato la decisione di non andare a Tokyo, perché in quel momento stavamo modificando il movimento del servizio e ci serviva più tempo per essere pronti a tornare a competere. Binaghi ha subito compreso la nostra scelta, mentre ci sono state altre persone che hanno parlato senza essere a conoscenza dei fatti. Ci sono state troppe critiche ingiuste e Jannik, a soli 20 anni, non era pronto ad una situazione del genere. Ha sofferto, ma ha poi capito che le critiche fanno parte del nostro lavoro: bisogna saperle accettare e smentire le parole con i fatti”.