Natalia Vikhlyantseva fa sentire la propria voce riguardo l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi da Wimbledon. Nel frattempo, si delinea un quarto di finale tra Lucia Bronzetti e Martina Di Giuseppe

Giovedì 21 aprile è stata un’altra intensa giornata sui campi in terra dell’ITF W60 di Chiasso, torneo dal montepremi di 60.000 dollari che si disputa al Tennis Club Chiasso. I colori azzurri hanno svettato altissimi anche in questa occasione: siamo, infatti, già certi di avere un’italiana in semifinale. Nei quarti, si è delineata la super sfida tra Lucia Bronzetti e Martina Di Giuseppe: la prima ha sconfitto Oksana Selekhmeteva con lo score di 7-5 6-3, mentre la tennista laziale ha battuto la beniamina di casa Susan Bandecchi grazie ad un serrato 4-6 6-3 7-5. Quest’ultima, intervistata, ha dichiarato: “Ho conquistato la vittoria in una partita dura sotto tanti punti di vista. Susan è partita forte al servizio, ma nell’arco del match è calata ed è lì che io ho provato a spingere di più. Il terzo set poi è stata una vera lotta di nervi. Nell’ultimo periodo sono tornata a divertirmi e questo è fondamentale per me dopo che negli ultimi anni le cose non sono andate benissimo. Ho gestito male delle situazioni dopo la pandemia e avevo perso un po’ di piacere nel giocare”.

Avanza anche la russa Natalia Vikhlyantseva, che, ex numero 52 del mondo, ha dovuto superare le qualificazioni per accedere al tabellone principale e, dopo aver eliminato la numero 3 del seeding Rebeka Masarova all’esordio, si è poi presa la soddisfazione di legittimare l’upset, battendo in ottavi Miriam Kolodziejova per 6-2 4-6 6-4. Al termine della sfida, però, la ventiquattrenne russa ha voluto lanciare un messaggio riguardo l’esclusione sua e dei suoi connazionali dal torneo di Wimbledon, visto quanto sta accadendo in Ucraina nelle ultime settimane. “Sono russa e vivo in Russia – ha affermato Vikhlyantseva -, ma sono una tennista e faccio il mio lavoro: penso a giocare. Da qualche mese scendiamo in campo senza bandiera e senza rappresentare nessuno, se non noi stessi. Wimbledon è il mio torneo preferito e mi dispiace dover saltare le qualificazioni, alla fine non credo ci siano colpe da attribuire a noi atleti.