Andrey Rublev, intervistato in conferenza stampa nell’ATP 250 di Belgrado, ha voluto esprimere il proprio dissenso nei confronti della decisione, presa dal torneo di Wimbledon, di escludere tutti gli atleti russi e bielorussi dalla competizione
Andrey Rublev, sin dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, è stato uno degli atleti che più ha voluto lanciare messaggi di pace nei confronti dei propri vicini di casa e del mondo intero. Adesso, però, deve fare anche i conti con la decisione, presa da All England Club e Federtennis britannica, di escludere, senza eccezioni, i tennisti russi e bielorussi dal torneo di Wimbledon, con tutte le polemiche che sono scaturite da questa controversa sentenza. Il numero 8 del mondo, intervistato sull’argomento in conferenza stampa (è in gara all’ATP 250 di Belgrado), ha voluto far sentire la propria voce e ha ammesso di aver effettuato una chiamata con i vertici del terzo Major della stagione. Il moscovita trova che questa scelta non influirà minimamente sulla situazione politica globale e, dunque, serve soltanto a discriminare gli atleti russi e bielorussi: per questo motivo, ha voluto confrontarsi con il torneo di Wimbledon per capire se si possono trovare alcune soluzioni più utili alla causa di pace che, giustamente, tutto il mondo sta sostenendo nelle ultime settimane. Di seguito, riportiamo l’intera risposta di Rublev nel corso di questa piccante conferenza stampa.
“Ho già parlato di questa situazione e non vorrei più tornare sull’argomento, ma risponderò nuovamente per far sì che la mia opinione sia più chiara. Innanzitutto, non sono un politico e non sono molto aggiornato sui fatti, dal momento che cerco di concentrarmi sul mio lavoro, quello di giocare a tennis. Non sono una persona istruita, mi scuso per il mio linguaggio inappropriato per discutere di una vicenda così seria e complessa, ma cercherò di esprimere il mio parere nella maniera migliore possibile. Ieri io e qualche altro tennista abbiamo chiamato Wimbledon per provare a confrontarci e a capire se c’erano le condizioni per trovare una soluzione. Ad essere sinceri, la nostra esclusione dal torneo è letteralmente insensata, considerando che non faranno nulla, in termini economici, per aiutare il popolo ucraino. Quindi, il torneo si svolgerà regolarmente senza di noi e non cambierà nulla, nel frattempo, nel mondo. Dunque, l’unica cosa che mi viene da pensare è che si tratti di una completa discriminazione nei nostri confronti e ciò non coincide con i valori che sono supportati dal governo britannico, quali la libertà di parola e la democrazia. Ho cercato di far capire loro che, qualora ci sia l’intenzione di dare un aiuto concreto all’Ucraina, potremmo partecipare al torneo senza prenderci i nostri guadagni, donando tutto al popolo ucraino che si trova in difficoltà: donare il premio di noi atleti russi e bielorussi all’Ucraina farebbe vedere al mondo quanto sia davvero importante, per noi e per loro, la pace nel mondo. Si tratterebbe di una somma di denaro incredibile, circa un milione di sterline, qualcosa che nessuno sport è riuscito a raccogliere sin qui. Tutto ciò potrebbe accadere proprio a Wimbledon e questo donerebbe tantissima gloria al torneo londinese, si guadagnerebbe una quantità di rispetto incalcolabile da parte di tutto il mondo. Noi vogliamo competere, non vogliamo essere parte lesa di un progetto politico, perché giuro che noi siamo totalmente al di fuori di qualsiasi discussione in materia. Sono russo, sono nato in Russia e ho vissuto lì per tutta la mia vita: tutto ciò che desidero è mostrare a tutti che sono una brava persona, la quale cerca di essere sempre umile e di comportarsi nella maniera corretta. Spero che tutto ciò possa essere più chiaro adesso”.