Impegnato all’ITF di Brescia al seguito dell’allieva Diletta Cherubini, dopo aver seguito la sfida parigina da solo in un angolo del club Matteo Trevisan commenta lo splendida semifinale della sorella Martina al Roland Garros. “Sono incredulo quanto lei – dice –: questo risultato è figlio della sua maturità, come giocatrice e come persona. Le difficoltà umane che ha superato la stanno aiutando”

Matteo Trevisan: “La maturità di Martina si vede dallo sguardo, da come parla e da come affronta i match”

Matteo Trevisan si è rifugiato in un angolino del Tennis Forza e Costanza di Brescia, seduto su dei gradini dietro alla tribuna del Campo Centrale, rigorosamente da solo. Non stacca gli occhi dall’iPhone, collegato virtualmente – grazie al Player di Eurosport – col Court Suzanne Lenglen, dove la sorella Martina si gioca un posto in semifinale (!) al Roland Garros contro la canadese Leylah Fernandez. La tensione si vede a occhio nudo. Martina manca un match-point nel secondo set e la sfida scivola al terzo, ma il fratellone non fa una smorfia, non dice una parola che sia una. Resta lì, immobile, con i suoi pensieri e la sicurezza che la possibilità non è svanita. Tutt’altro. Visto come è andato il secondo set è difficile crederlo, ma chi ha giocato – come Matteo, ex numero uno al mondo da juniores prima di una carriera che grida vendetta – certe cose le vede diversamente. Ha ragione lui, perché nel terzo Martina torna subito padrona della partita, scappa via, si lascia riavvicinare ma poi la chiude col drittone. Lei tira due strilli che fanno tremare le tribune del Lenglen, lui non fa una piega e resta immobile. Alza solo il pollice in direzione di chi osservandolo cerca di capire – invano – se la vittoria è arrivata oppure no. Non è tipo che si lascia prendere dalle emozioni, di lacrime non ne scendono, ma dietro agli occhialoni scuri gli occhi brillano. “Mia sorella ha una maturità impressionante – racconta a caldo – e questa è una semifinale Slam”. Lo scandisce lentamente, come a rimarcarne il valore. Non è esagerato: in Italia negli ultimi anni siamo stati abituati bene, ma si tratta comunque di un risultato enorme.

“La maturità di Martina – dice – la vedo nella sua capacità di gestire le situazioni, nello sguardo, da come parla, dalla lucidità con la quale sta affrontando le partite. È qui che si vede il suo grande miglioramento e da qui deriva questo risultato incredibile. Dopotutto il gioco è lo stesso di due, tre, quattro mesi fa, però la vittoria del suo primo titolo WTA a Rabat le ha dato tante conferme, che è riuscita a trasformare in fiducia da portarsi in campo. Al Roland Garros ci gioca bene, le condizioni le piacciono e già una volta era arrivata nei quarti di finale. Lo so che sembrano passati dieci anni, perché da allora ha avuto dei periodi difficili in termini di risultati, ma sono sicuro che quell’esperienza l’abbia aiutata nel match di oggi”. Ma cosa ha pensato, davvero, al termine del secondo set? “Mi sono girate le scatole – continua –, perché ci è arrivata davvero vicina. Avendo giocato anche io, anche se non ai livelli raggiunti da Martina (è stato al massimo numero 257 Atp, prima di dire basta cinque anni fa, ndr), so che basta un nulla perché una partita possa girare completamente. Manchi un’opportunità, l’avversaria riprende a crederci e in un attimo ti trovi sotto di un break nel terzo, con la chance fallita che diventa pesantissima. Si torna al discorso della maturità: era una situazione tutt’altro che facile da gestire, invece Martina l’ha fatto alla grande”.

“Raggiungerla a Parigi per la semifinale? Mi piacerebbe”

Il risultato della Trevisan vale doppio, triplo, per i problemi personali avuti anni fa, quando per qualche stagione si era allontanata completamente dal tennis. Non ne voleva più sapere di quelle aspettative che l’avevano messa in ginocchio a livello psicologico, ma poi un bel giorno si è accorta che le era tornato il sorriso, così ha scelto di riprovarci. L’ha fatto, ha ritrovato il tennis che quando era piccola lasciava tutti a bocca aperta, e qualche anno più tardi è fra le ultime quattro al Roland Garros, uno dei tornei più importanti del mondo. “Ciò che è riuscita a superare – dice ancora il fratello, di quattro anni più grande – oggi le è certamente d’aiuto. I problemi nella vita ci sono, bisogna essere bravi ad affrontarli. Rispetto ad altre giocatrici arrivate a certi livelli, Martina è stata ancora più brava: ha combattuto con qualcosa di molto più importante di un gioco e l’essere uscita da una situazione delicata le ha dato un’ulteriore spinta nel gestire la vita, il tennis e le sue difficoltà. In campo l’ho vista spesso tirarsi fuori da problemi che dall’esterno potevano essere grandi, ma per lei non lo sono. Non si è mai lasciata abbattere, andando sempre avanti. Non potrei essere più felice per lei. Da ex giocatore mi rendo conto di quanto sia difficile arrivare a certi livelli, e lo è ancora di più rimanerci. Vedere mia sorella in semifinale in uno di quei tornei che da piccoli guardavamo in televisione mi fa venire i brividi. Le mancano due partite per vincere un torneo del Grande Slam: anche io, come sicuramente lei, devono ancora rendermi conto di ciò che è riuscita a fare negli ultimi giorni”.

Dopo la vittoria della sorella a Rabat, Matteo ha scritto un bel post su Instagram, dal quale si toccava con mano il loro legame. È il momento di farne uno nuovo? “No, se mai lo farò alla fine del torneo. Non uso molto i social, è un mondo che non mi fa impazzire. Avrei potuto scrivere un miliardo di post su Martina, ma non ne sento il bisogno. Dopo Rabat volevo sottolineare ulteriormente la sua bravura, farle sentire la mia vicinanza in un momento così bello”. Per tutto il resto ci sono le telefonate, i messaggi su WhatsApp e quant’altro. “Naturalmente continuiamo a sentirci, ogni giorno: io sono un tipo scaramantico, quindi non ho cambiato le mie abitudini. Mi limito a mandarle un messaggio dopo ogni partita. Ma nulla di esagerato, le faccio i complimenti e farò lo stesso anche oggi”. Raggiungerla a Parigi? Gli piacerebbe, ma il lavoro chiama. La sua allieva Diletta Cherubini, toscana come lui e dotata di un gran bel tennis, si è qualificata per gli Internazionali femminili di Brescia, torneo ITF da 60.000 dollari di montepremi, che non sarà il Roland Garros ma per una ragazza classe 2002 è comunque tanto. “Lavoro con Diletta – dice ancora – per fare in modo che un domani a Parigi al posto di Martina, o insieme, ci possa essere lei. Mi farebbe davvero piacere riuscire a raggiungere mia sorella in Francia, ma questa settimana il mio torneo è questo e la priorità è arrivare il più avanti possibile”. Mercoledì c’è il primo turno del main draw a Brescia, da coach. Giovedì una semifinale Slam a Parigi, da fratello e tifoso. Esserci a entrambe, forse, non è impossibile.