Alla scoperta di Ryan Peniston, tennista britannico che, dopo aver superato un tumore durante la sua infanzia, si è fatto strada nel tennis fino alle soglie di prati di Wimbledon

Certe cose accadono solo nelle favole, direrebbero i più disillusi. E invece no, e lo sport serve appunto a ricordarci che ogni tanto i sogni si avverano. Risulta incredibile, in questo contesto, la storia di Ryan Peniston, tennista britannico che ha sconfitto Casper Ruud al primo turno dell’ATP 500 del Queen’s, guadagnandosi la possibilità di entrare nel main draw di Wimbledon grazie ad una wildcard. Già questo sarebbe abbastanza, se non fosse che il numero 180 del mondo, quando aveva un anno, ha dovuto sconfiggere un rabdomiosarcoma, ossia un tumore che colpisce i muscoli.

Ovviamente, Peniston è diventato più consapevole di quanto gli è accaduto solo crescendo, fino a divenire capace di aprirsi con la stampa proprio in questi giorni. “È un periodo difficile da analizzare – ha dichiarato il britannico –. Non ricordo nulla di quando avevo un anno e, fino a poco tempo fa, non sapevo molto di quanto mi fosse accaduto. Solo negli ultimi 10 anni mi sono interessato e ho chiesto ai miei genitori di parlarmene. Sono sicuro che loro non volevano davvero parlare di quel momento della loro vita: dev’essere stato così difficile per loro, come per tutti i membri della mia famiglia. Ma mi dà molta forza sapere di aver superato una malattia così grave. Penso che sarebbe molto bello se tutti gli altri bambini o famiglie che stanno attraversando un momento così difficile, possano trarre speranza dalla mia storia”.

La malattia ha anche influito molto sul suo processo di crescita. “Quando attraverso una giornata difficile, mi ricordo che sarei potuto tranquillamente morire 25 anni fa. Realizzare di aver scampato questo pericolo mi fa rilassare e cerco di godermi tutto ciò che mi regala la vita. Sicuramente rende questi tipi di giorni un po’ più dolce. La chemioterapia ha influenzato la mia crescita: ero davvero piccolo fino a 14 o 15 anni. Ero quasi 30 centimetri più piccolo rispetto ad alcuni dei miei amici. Da un certo punto di vista, mi ha quasi aiutato in termini di tennis perché ero in grado di lavorare su alcune abilità su cui forse altri giocatori non stavano lavorando. Quando ho iniziato a crescere un po’, allora, ho iniziato ad apprezzare la mia bassa statura di quando ero piccolo”.