I miracoli del nostro sport. Lee Starr, ex compagno di J.F.Kennedy d Harvard, gioca ancora due volte a settimana. Lo Us Open lo ha voluto come testimonial. 
Lee Starr con i suoi compagni di doppio. Giocano due volte a settimana

Di Riccardo Bisti – 29 marzo 2014

 
La carta d’identità non mente. Dall’alto dei suoi 95 anni, potrebbe essere il bisnonno di Roger Federer e Rafael Nadal. Con loro, tuttavia, condivide (ancora) qualcosa. Gioca (ancora) a tennis. Lee Starr si allena un paio di volte a settimana con i suoi amici, 10-15 anni più giovani di lui, ed è diventato un testimonial dello Us Open. Lo hanno scelto per mostrare i benefici del tennis al cuore, ma non solo. A suo dire, le ragioni della sua perfetta salute sono due: il cardiologo Valentin Fuster, che opera presso il Mount Sinai Hospital, e l’attività fisica con la racchetta. Una passione che porta avanti, senza pause, da 85 anni. “Mia moglie è solita prendermi in giro. Mi dice che sarò l’uomo più sano del cimitero. Mi sento molto fortunato”. Insieme al dottor Fuster ha illustrato i benefici di una vita dedicata all’attività sportiva. Onestamente, non potevano trovare un testimonial migliore. Anche grazie a lui, il Mount Sinai è diventato il partner medico ufficiale dello Us Open. “Il tennis è uno sport molto completo – dice Fuster – mette in moto tutti i quattro arti, è aerobico, e richiede una notevole concentrazione. Per questo, riteniamo che possa migliorare le funzioni del cervello”. Fuster ha 70 anni ed è un fanatico dell’attività sportiva, tanto che ogni estate percorre circa 800 chilometri in bicicletta, tra cui alcuni percorsi del Tour di France. “In realtà, per avere un buon impatto sulla salute, non è necessario arrivare stremati alla fine dell’esercizio – spiega – la ricerca ha dimostrato che è meglio fare qualcosa, qualsiasi cosa, piuttosto che restare fermi”. Starr segue alla lettera le sue indicazioni. Effettua esercizi quotidiani, si impegna in attività culturali e segue con attenzione una dieta a basso contenuto calorico.
 
Riesce a restare magro, tanto che oggi pesa meno rispetto a quando è stato arruolato in Marina, nel dicembre 1941, il giorno dopo il bombardamento di Pearl Harbour. Certo, ha avuto la fortuna di avere buoni geni. I suoi genitori hanno vissuto bene e a lungo, in un’epoca in cui la longevità era inferiore. E i suoi figli stanno benissimo. Il signor Starr non manca mai all’appuntamento presso il Beach Point di Mamaroneck, dove condivide il campo con il suo partner Herb Heller, 83 anni, definito il “bambino” del gruppo. Giocano un doppio contro Jay Meltzer, 85 anni ed Alan Epstein, 86. Sono tutti ex uomini d’affari. “Herb è quello che serve più forte di tutti – racconta Epstein – dopo un po’, facciamo fatica a tenere il suo ritmo”. Heller ha anche il compito di coprire buona parte del campo: Starr starà benissimo, ma la mobilità non è più quella di un tempo. Tuttavia, riesce a compensare con l’intelligenza. Chi lo ha visto giocare, dice che ha un ottimo senso della posizione, è molto bravo a coprire la rete, tira un buon dritto e non commette quasi mai doppi falli. “La mia forza è la strategia – racconta – tiro fuori i colpi dal mio database mentale”. A bordo campo, la seconda moglie Jacquie fa un gran tifo. Lee Starr è nato a Boston, ma oggi risiede a Rye. Nel 1940, ha fatto parte della stessa classe di John Fitzgerald Kennedy ad Harvard. Ha lavorato nel dipartimento business di un grande magazzino fino ai 90 anni di età. La sua cartella clinica è incredibilmente intonsa. Solo due episodi da segnalare: un intervento chirurgico alla schiena nel 1948 (“L’anno in cui Truman ha battto Dewey”) e una protesi all’anca nel 1988. Starr è stato felicemente sposato per 64 anni con la prima moglie Adele, morta otto anni fa. Due anni dopo si è risposato. Quando gli hanno chiesto che consiglio darebbe per imitarlo, non ha avuto dubbi: “Il tennis e l’amore di due buone donne”. Dopo averlo conosciuto, forse bisogna riconsiderare una frase fatta. Molti dicono che il tennis sia lo sport ideale perché si può praticare “dai 4 agli 89 anni”. Erano pessimisti.