Il nostro direttore ha scritto per Sport Week del team di giardinieri che lavorano perché i campi di Wimbledon siano sempre in perfette condizioni. Anche contro avversari inaspettati…C’è un team di 16 persone che comincia a giocare a Wimbledon molte settimane prima che i Doherty Gates si aprano a quel mezzo milione di appassionati che si godono Federer & Co. per due settimane all’anno. Sono i groudsman, i giardinieri del Tempio, che devono curare ogni filo d’erba dei 41 campi dell’All England Lawn Tennis & Croquet Club, affinché i rimbalzi siano regolari, le scivolate controllate, i cambi di direzione più sicuri. Il tennis è nato sui prati ma non sarebbe logico giocarci sopra, col rimbalzo che viene attutito e la palla che raramente sale fino all’anca, gli spostamenti resi pericolosi anche solo da una percentuale di umidità che sale e una velocità del rimbalzo che rende complicato ribattere una palla che spesso supera i 200 km/h.
Per questo motivo, nel corso degli anni si è deciso di cambiare strategia e semplificare la vita dei giocatori, rendendo il manto più giocabile. Dal 2001 si è scelto di utilizzare solo il loglio, una varietà di graminacea molto resistente, che viene rasata rigorosamente a 8 millimetri, dai 13 ai quali arriva durante l’inverno (perché il club resta aperto ai soci tutto l’anno e solo il Centre Court e il Campo 1 sono a uso esclusivo del torneo). A sovrintendere la manutenzione annuale è Neil Stubley, il capo-giardiniere: “Quando il campione in carica mette piede sul Centre Court per il primo match, è un momento di grande orgoglio ma non certo di relax perché ci aspetta un lavoro duro per le due settimane successive. Guardo tanti match ma in realtà non guardo nemmeno il punteggio: osservo come si presenta il campo, come rimbalza la palla, come si muovono i giocatori”.
"Abbiamo degli strumenti che ci indicano quanto è compatto il terreno – continua Stubley -, quanta umidità è stata trattenuta e verifichiamo che ogni campo sia all’interno dei nostri parametri. Eseguiamo questi test tutti i giorni su tutti i campi e quindi possiamo intervenire tempestivamente per correggere eventuali problematiche: se notiamo che il campo è diventato troppo duro, lo bagniamo durante la notte. Se invece è tropo molle o c’è troppa umidità, evitiamo di farlo completamente”.
Di certo, il risultato finale è ben diverso a quello a cui eravamo abituati nel secolo scorso: la curva mancina di Ivanisevic ti buttava in prima fila, e ancor prima, la volée appena accennata di Borg moriva nell’erba. Potevano resistere adepti del serve&volley come Stefan Edberg e Tim Henman, ora si gioca quasi come sul cemento, soprattutto perché all’erba naturale viene aggiunta argilla: non è solo che la palla va più piano di un tempo, ma soprattutto rimbalza più alta, favorendo chi gioca dal fondo.
In realtà, Stubley dice che qualche variazione di velocità tra inizio e fine torneo è naturale: “I campi sono leggermente più lenti i primi due giorni; poi si velocizzano gradualmente e la palla comincia a rimbalzare più alta, sempre però entro certi limiti. Questo passaggio è molto graduale, quindi i giocatori difficilmente se ne accorgono”.
Un lavoro per nulla banale che ha meritato oltre diecimila follower nell’apposito account Twitter che è stato creato: @AELTCGroundsman con foto quotidiane che mostrano i continui tagli dell’erba, i rulli che pressano il terreno e pure un video che mostra la precisione con la quale si pittano le righe. Ma il loro lavoro non finisce qui, perché i nemici più pericolosi non sono la grandine di maggio o la tipica pioggia londinese. In realtà, sono gli animali che vivono nel quartiere, ricco di parchi e giardini. I campi infatti non vengono coperti, per lasciare che l’erba cresca in maniera naturale; però sono recintati di fili elettrici per evitare che le volpi compiano disastri e soprattutto quattro falchi addestrati consigliano gli uccelli di trovare una diversa dimora per i loro nidi.
Un lavoro complicato quanto doveroso per ospitare il più importante evento tennistico del mondo ma non facilmente replicabile, come disse una volta Paolo Conte: “A San Damiano d’Asti volevano mettere su un campo da tennis come a Wimbledon, con l’erba. Semina e taglia, il prato cresceva pieno di erbacce. Fu chiesto un suggerimento a Wimbledon, e venne la risposta: “E’ facile. Basta tagliare e innaffiare l’erba. Per trecento anni”.
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