Auguri a Lendl, nato il 7 marzo 1960. Uno dei più grandi campioni della storia, vincitore di 8 Slam, ora coach di Andy Murray …

di Daniele Rossi – foto Getty Images

 

Solo un paio di anni fa, il compleanno di Ivan Lendl sarebbe stato una scusa per tornare a parlare di questo straordinario campione, sparito dal mondo del tennis dopo il suo ritiro nel 1994. Adesso invece, tornato a pieno ritrmo nel circuito, la presenza di Lendl nelle notizie tennisitiche, è affare di tutti i giorni. La sua nuova collaborazione con Andy Murray è sulla bocca di tutti: il connubio tra l'eterno incompiuto scozzese e quello che per anni è stato l'eterno secondo, è innegabilmente affascinante.

 
Ivan compie oggi 52 anni, essendo nato il 7 marzo 1960 a Ostrava, ai tempi cuore pulsante del proletariato comunista sovietico. I Lendl però non erano nè proletari, nè comunisti, anche se la disciplina impartita dalla madre Olga e dal padre Jiri sarà di ferro. Entrambi tennisti di buon livello, spingono il piccolo Ivan a tentare con questo sport. Il suo non è un talento puro, come poteva essere quello di McEnroe o Panatta, ma un talento "costruito" con anni di lavoro e fatica, sul campo e successivamente in palestra.
 
 
Tante volte abbiamo rivissuto la carriera di Ivan. Da timido ragazzo dell'est viene introdotto nel circuito dal polacco Woytek Fibak, che gli farà da mentore e allenatore per anni. Inizia a macinare vittorie dal 1980, colleziona tornei e scala le classifiche. Tra l'81 e l'83 gioca quattro finali di Slam (una al Roland Garros, due agli Us Open e una agli Australian) e le perde tutte. La fama di perdente di successo inizia a perseguitarlo, il tabù Slam per lui sembra indistruttibile.
 
 
La maledizione sembrava seguitare anche quel pomeriggio di giugno sul campo centrale del Roland Garros, nella finale del 1984. Il suo grande rivale e nemesi per eccellenza John McEnroe, è avanti di due set e sta giocando un tennis divino. Ma il destino ha voluto premiare Lendl nella maniera più incredibile. Ivan inizia una terribile rimonta. Vince 6-4 il terzo, va sotto di un break nel quarto, ma riesce a riprendersi e vincerlo per 7-5. Nel quinto sono i nervi di SuperMac a cedere: Lendl vince set, match e torneo.
 
 
Una partita storica che ha cambiato per sempre il destino del tennis moderno. McEnroe inizierà la sua lenta parabola discendente e dopo quel meraviglioso 1984, non vincerà più uno Slam. Lendl invece avvierà il suo dominio sul circuito. Vincerà altri 7 Slam e giocherà altre 14 finali, tra cui due a Wimbledon, suo eterno cruccio. Becker nell'86 e Cash nell'87 infrangeranno il suo sogno di vincere i Championships, unico major mancante alla sua collezione, che annovera anche 5 Masters di fine anno e una Coppa Davis vinta nel 1980 contro l'Italia.
 
 
Un personaggio vero Lendl, anche se ai tempi veniva considerato l'esatto contrario. Rispetto alle mattane di McEnroe e Becker, e successivamente di Agassi, Ivan si era sempre fatto apprezzare solo come un giocatore di tennis. Fidanzato e poi sposato con l'unica ragazza della sua vita, Samantha, il cecoslovacco, poi diventato americano, non ha mai dato adito a gossip o pettegolezzi sulla sua vita privata. Eppure è un personaggio sfaccettato con molti interessi, dalla passione per le opere di Alphonse Mucha, a quella per i suoi cani, al golf, che diventerà la sua seconda carriera.
 
 
Ritiratosi nel 1994, Ivan è scomparso, tra buche e mazze, le sue 5 figlie e la sua accademia. Poi l'annuncio a sorpresa, all'inizio di quest'anno. Il ritorno di Ivan da coach di Andy Murray. Sembra il matrimonio perfetto. Quello che perso 4 finali Slam prima di vincerne uno con quello che ne ha perse 3. Introversi, scontrosi, quasi antipatici, ma essenzialmente sinceri. Rifiutano il buonismo di facciata di molti colleghi, concedono al pubblico solo una piccola parte e riservano il meglio per il privato. L'inizio di questa collaborazione ha portato Andy a vincere il torneo di Brisbane, a lottare fino allo stremo con Djokovic in semifinale agli Australian Open e ad arrendersi a Re Roger a Dubai.
 
 
Grandi cambiamenti nel gioco dello scozzese ancora non si sono visti, ma il problema di Andy non è mai stato il tennis, quanto la testa. Murray sembra effettivamente più solido da un punto di vista mentale, ma ancora non è bastato per vincere l'agognato primo Slam. Il sogno, il massimo, rimane sempre quello. Quel torneo che Ivan non è mai riuscito a vincere e che per Andy sarebbe l'apoteosi. Quest'anno se ne giocano due, il sogno di Lendl e Andy è più grande che mai.
Intanto, buon compleanno Ivan.
 
 

©2012 Il Tennis Italiano