Era dal 1980 (!) che una tennista cilena non vinceva una partita in un torneo WTA: a sfatare il tabù è la 25enne Daniela Seguel, ai quarti a Bogotà dopo lasciato quattro game a Tatjana Maria, prima testa di serie. Nel novembre 2016 un infarto durante un suo match le ha portato via papà Jorge: “Starà festeggiando nel cielo: questa vittoria è per lui”.Grazie al giovane Nicolas Jarry, protagonista di un grande avvio di stagione che l’ha portato al numero 64 della classifica ATP, il tennis cileno al maschile ha finalmente rivisto la luce dopo tanti anni di buio, e a quanto pare le buone notizie non sono finite. Già perché finalmente è tornato a muoversi qualcosa anche nel settore femminile, fermo (o quasi) da trentott’anni, quelli che il pubblico ha dovuto attendere per ritrovare una giocatrice in grado di vincere una partita nel circuito maggiore WTA. La protagonista della piccola grande impresa risponde al nome di Daniela Seguel, 25 anni da San Joaquin, provincia di Santiago, che si sta regalando una settimana da sogno al Claro Open Colsanitas di Bogotà, unico torneo sudamericano del circuito maggiore. Da numero 191 della classifica WTA si è qualificata, ha sbattuto fuori all’esordio la statunitense Nicole Gibbs con un doppio 6-2, e non contenta ha firmato un’autentica impresa contro la prima testa di serie Tatjana Maria, dominandola per 6-3 6-1. “Era un risultato che sognavo da tempo – ha raccontato a La Tercera, uno dei più noti quotidiani cileni – e per questo sono davvero felice. Ho sempre desiderato fare qualcosa di storico per il mio paese, ed è meraviglioso diventare la prima cilena dopo così tanti anni a vincere una partita WTA. Spero che per me sia l’inizio di qualcosa di molto importante. Sto facendo le cose giuste da tempo, e spero di continuare a dimostrarlo. Mi piacciono questo sfide e mi piace giocare contro avversarie più forti di me, per capire a che punto sono rispetto a loro. Scoprire di poter stare a questi livelli è una sensazione bellissima”. L’ultima cilena a vincere un match WTA era stata Silvana Urroz, nel 1980 a Nagoya, in Giappone. Da allora ci avevano provato in tante: Germaine Ohaco, Paula Cabezas, Paulina Sepúlveda, Melisa Miranda, Andrea Koch-Benvenuto, Camila Silva e anche la Seguel, ma mai nessuna ce l’aveva fatta. Fino a tre giorni fa.LA MORTE DI PAPÀ JORGE
Il nome della Seguel era già balzato agli onori della cronaca nel novembre del 2016, per un fatto terribile accadutole quando era in campo per la finale di un torneo ITF da 10.000 dollari di montepremi nella sua Santiago. Conduceva per 6-4 2-1 contro la brasiliana Paula Cristina Goncalves, quando suo padre Jorge, seduto in tribuna, fu vittima di un attacco cardiaco, e morì durante il trasporto in ospedale. Una vicenda straziante che l’ha profondamente segnata, e della quale fa ancora fatica a parlare. “Ancora non riesco ad accettarlo. Giuro che ogni volta che torno in Cile non vedo l’ora di incontrare mio padre, ma lui non c’è più. Ci videochiamavamo in continuazione, mentre ora non lo posso più fare”. Per portarlo sempre con sé gli ha dedicato un tatuaggio sull’avambraccio sinistro, che bacia dopo ogni successo, prima di puntare l’indice verso il cielo. L’ha fatto anche dopo il successo contro la Maria, così come dieci mesi fa, quando al Club Deportivo Hispano Francés di Barcellona ha vinto il suo titolo più importante in carriera, conquistando un ITF da 60.000 mila dollari di montepremi. Al suo fianco c’era mamma Mercedes. Era stato papà, nell’estate del 2016, a decidere che ad accompagnarla nella prossima trasferta europea sarebbe stata la madre, mai uscita del Cile in vita sua, e più brava a gestire le faccende domestiche lontano da casa. Così, anche se papà non c’è più, hanno rispettato la sua volontà, stando due mesi lontano da casa, fra Tunisia, Italia, Francia e Spagna, dove nell’ultimo torneo della tournée è arrivato il titolo. Che giorno era? Il 18 giugno, che a Santiago equivale al “Dia del padre”, la festa del papà cilena. Una coincidenza mai così puntuale. UNA FESTA NEL CIELO
Il quarto di finale dell’allieva di Aldo Alvarèz è arrivato come un fulmine a ciel sereno, quando a 25 anni e con un best ranking appena dentro alle prime 200 WTA la sua dimensione sembrava destinata a rimanere per sempre quella dei tornei ITF. Ma a onor del vero qualche avvisaglia c’era stata: a febbraio in Fed Cup aveva battuto per la prima volta una top-100, superando (ad Asunciòn) la paraguaiana Veronica Cepede Roig, e quel successo l’ha motivata a provare con insistenza a ritagliarsi un posto nel circuito WTA. Ad Acapulco non le è andata bene e a Charleston nemmeno, mentre i risultati che arrivano dalla Colombia dicono che forse non è ancora fuori tempo massimo per combinare qualcosa di prezioso. Contro la Maria la “Pantera” (come è soprannominata in Cile) ha giocato a un livello altissimo, sparando 21 colpi vincenti e obbligando sempre la tedesca alla difensiva, grazie a un tennis molto aggressivo. “Giorno dopo giorno – ha detto – il mio tennis sta funzionando sempre meglio, e questo è stato sicuramente il mio miglior match. Ho sempre sognato di partecipare alle qualificazioni dei tornei del Grande Slam, e grazie a questo risultato dovrei essermi assicurata il Roland Garros. Sono veramente contenta, e in futuro mi piacerebbe giocarli tutti, e magari superare le qualificazioni. Non avevo mai vinto una partita nel circuito, mentre ora me ne sono prese due e sono ai quarti di finale. Sono orgogliosa di ciò che ho fatto, ed è un premio per me, la mia famiglia e il mio allenatore. E anche per l’impegno di mio padre: sicuramente, lassù nel cielo, sta festeggiando. Questi risultati sono per lui: da quando se n’è andato, è lui la mia motivazione”. Difficile trovarne una più speciale…