La bella semifinale a Kitzbuhel, colta al termine di una lunga battaglia contro Jan Lennard Struff, mette Paolo Lorenzi in una buona posizione per dare l’assalto alla leadership nazionale di Fabio Fognini. Tutto dipenderà dai risultati di questa settimana: se conterrà il distacco in circa 200 punti, il 1 agosto sarà il giorno del sorpasso.

Correva l’anno 2000 quando, sulla copertina di una rivista specializzata, compariva a tutta pagina il volto di Gianluca Pozzi. “Aggrappàti a lui” recitava il titolo. Era un momento difficile per il nostro tennis: l’unico rappresentante tra i top-50 ATP era il 35enne di Bari. Dopo una carriera da vagabondo, spesso lontano da casa, quasi sempre da solo, si era tolto la soddisfazione di diventare numero 1 d’Italia. Oggi potrebbe vivere qualcosa del genere Paolo Lorenzi, splendido semifinalista al torneo ATP di Kitzbuhel. Dopo la dura lotta contro Jan Lennard Struff, chiusa dopo oltre tre ore di gioco, il senese si è assicurato il best ranking al numero 46 ATP. Con Andreas Seppi già fuori dai top-50, gli resta davanti solo Fabio Fognini. In questo momento il ligure è 39esimo ma, soprattutto, gli sta davanti di 230 punti ATP (1.170 contro 940). Gli incastri del ranking, tuttavia, potrebbero dare una mano e Lorenzi e regalargli una grande soddisfazione nella classifica del 1 agosto. Senza eccedere in calcoli complicati (nonché poco interessanti), possiamo anticipare che Lorenzi è già certo di salire a quota 985. Da parte sua, Fognini è impegnato all’ATP di Umago e può raccogliere un buon bottino. Tenendo conto del gioco degli “scarti”, Fabio potrebbe arrivare a 1375 punti. Per riuscirci, tuttavia, dovrà vincere il torneo. Qualsiasi altro risultato diverso lo condurrebbe a 1275 (in caso di finale), 1215 (semifinale) mentre resterebbe a 1170 se dovesse perdere da Damir Dzumhur. Sarà dunque fondamentale l’incrocio di risultati tra Umago e Kitzbuhel. In caso di finale, Lorenzi arriverebbe a quota 1040, che salirebbe a 1140 in caso di vittoria. Tuttavia, Fognini ha una pesante cambiale in scadenza: i 300 punti della finale ad Amburgo 2015, che difficilmente rimpiazzerà anche se dovesse andare al Masters 1000 di Toronto. In altre parole, se alla fine di questa settimana il distacco tra Lorenzi e Fognini non dovesse superare i 200 punti, Paolo avrebbe la quasi certezza di diventare numero 1 italiano. Sarebbe un traguardo incredibile e insperato per un giocatore che fino ai 28 anni era un elemento di seconda fascia, buono soprattutto per i tornei challenger. A la sua mentalità vincente, così simile a quella di Rafael Nadal, gli ha consentito di ottenere traguardi insperati. Prima i top-100, poi i top-50, adesso chissà.

Sulle montagne austriache, che il caldo ha ripulito dalla neve e ci ha mostrato in tutto il loro splendore verde, Lorenzi ha giocato la classica partita di cuore e coraggio. Contro un avversario potente, tenuto a galla dal servizio, ha aspettato pazientemente il momento giusto. In verità, si era preso agevolmente il primo set e il match avrebbe potuto chiudersi con un’ora e mezza di anticipo, quando Paolo è andato a servire sul 6-2 5-4 e si è trovato sul 40-15. Ma anche lui è un essere umano e si è perso in quattro errori che hanno ridato ossigeno a Struff. A quel punto, l’incoscienza del miracolato dava una mano al tedesco, che si aggiudicava il tie-break. La lotta continuava nel terzo: Lorenzi andava per due volte avanti di un break, ma non riusciva mai a prendere il largo. Si procurava un terzo matchpoint sul 5-4 ma veniva risucchiato ancora una volta. Struff, tuttavia, dava l’impressione di boccheggiare. La sua unica speranza era un altro tie-break: lo mostrava nel game successivo, quando concedeva tre ace consecutivi a Lorenzi. Nel dodicesimo game, dopo che le tre ore di gioco erano ampiamente scoccate, si buttava a rete senza discernimento e un paio di brutti errori (dritto steccato e volèe in rete) regalavano a Lorenzi la terza semifinale ATP in carriera dopo San Paolo 2014 e Quito 2016.

Non è il caso di spendere troppa retorica sulle qualità di Lorenzi: coraggio, abnegazione, grinta e testardaggine sono doti ben conosciute da colleghi e addetti ai lavori. Semmai merita un applauso la sua capacità alternare ATP e Challenger per mantenere un buon ranking. Una volta entrato tra i top-100 avrebbe potuto farsi ingolosire dai montepremi più alti, invece non si è ostinato a giocare solo nel circuito maggiore. Ci sono stati momenti in cui ha faticato a vincere partite nel tour, allora ha trovato una sostanziosa riserva di punti nei tornei minori. Dando un’occhiata al suo breakdown, scopriamo che ben 585 punti su 940 provengono dai Challenger, peraltro con risultati di prestigio: le vittorie a Caltanissetta e Canberra (di quest’anno), nonché quelle del 2015 a Cortina, Medellin e Pereira. Punti conquistati scegliendo la giusta programmazione, con un’onesta consapevolezza di qualità e limiti. Sfruttando le sfortune e gli scadimenti di forma dei nostri migliori giocatori, Paolino sogna di mettere il suo nome davanti a tutti e presentarsi a Rio de Janeiro con l’incredibile status di numero 1 d’Italia. Con tutto il rispetto – e la stima – per Lorenzi, tuttavia, un suo sorpasso su Fognini non sarebbe una bella notizia per il tennis azzurro. Per fortuna abbiamo qualche giovane all’orizzonte. Se anche dovesse succedere, difficilmente scriveremo che ci siamo aggrappati a lui….


Paolo Lorenzi (ITA) b. Jan Lennard Struff (GER) 6-2 6-7 7-5