Per un tennista è facile mettere su famiglia quando si è un top-player. Molto più complicato in giovane età, senza risorse economiche. Nicolas Kicker è diventato padre a 19 anni e oggi punta dritto ai top-100 ATP. “Sono maturato in fretta”.La notizia dell'imminente paternità di Andy Murray ha nuovamente acceso i riflettori sui tennisti-papà. La storia recente insegna che buona parte dei migliori sono diventati padri nel corso della carriera, con effetti spesso benefici. I casi di Roger Federer e Novak Djokovic sono certamente i più famosi. Ma ci sono anche i casi di giocatori meno forti che, per scelta o magari per caso, mettono su famiglia quando la condizione economica non è certo florida. L'ultimo a fare qualcosa del genere è stato l'argentino Nicolas Kicker, sconosciuto ai più e noto solo a chi frequenta i challenger italiani. Gli ultimi due mesi sono stati particolarmente felici per Kicker, finalista sia a Todi che a Biella. Questi risultati lo hanno portato a ridosso dei top-150 ATP: tenendo conto della sua giovane età (compirà 23 anni domenica), forse è ancora in tempo per costruirsi una carriera dignitosa. Non è un campione, non lo sarà mai, ma in tempi non sospetti fu lui a dichiarare che avrebbe voluto entrare tra i primi cinquanta, giusto per “mantenersi” con il tennis. Adesso, dopo essersi separato da papà Ricardo (sui unico coach fino a poco tempo fa), si fa seguire dall'ex giocatore Juan Pablo Brzezicki e ha capito che nel tennis può starci anche lui, almeno a livello challenger. Tutto normale, non fosse che a 19 anni era già papà del piccolo Bastian, chiamato così in onore del calciatore Schweinsteiger. “Diventare padre mi ha sconvolto la vita. All'inizio ho avuto un sacco di problemi, anche se mi ha aiutato a maturare in fretta…ma poi è stato utile, perché ho iniziato a prendere le cose sul serio e ad essere responsabile in ogni senso – ha detto – è una motivazione extra, vorrei che riuscisse a vedermi giocare quando crescerà e capisca che io sono un tennista”. Non è il primo a fare pensieri del genere: Tommy Haas continua a giocare anche per questo motivo, per far capire alla piccola Valentina di avere un papà campione. Anni fa, aveva fatto lo stesso Davide Sanguinetti.

NIENTE ATTIVITA' JUNIOR
Kicker viene da Merlo, quartiere dignitoso di Buenos Aires. Non è ricco come Palermo, ma non è neanche malfamato. Papà Ricardo era un maestro ed era proprietario di un club, il cui nome tradisce le chiare origini tedesche (Kicker Klub Haus). Normale che iniziasse a 5 anni, anche se vedeva il tennis solo come un hobby. Da buon argentino giocava anche a calcio (è un tifoso del Velez Sarsfield) e faceva nuoto. “Poi è stato complicato prendere tutto sul serio, perché io vedevo mio padre solo come un genitore, e lui mi vedeva solo come un figlio”. Di lui non ci sono grosse tracce a livello junior, mentre alcuni suoi connazionali si facevano notare anche dalle nostre parti. Andrea Collarini, Facundo Arguello, Diego Schwartzman, Agustin Velotti, Renzo Olivo…lui, per mancanza di risorse, ha preferito restare a casa ad allenarsi. Un po' come le sorelle Williams, che non fecero alcuna attività junior. Ma allora fu una scelta di papà Richard. Quella di papà Ricardo fu una necessità. “I ragazzi della mia generazione sono molto forti ed è stato un fatto positivo, perché mi hanno motivato a sforzarmi sempre di più”. C'era il circolo di papà, per carità, ma intanto ha iniziato a giocare i primi futures e ha ottenuto subito buoni risultati. Nel 2013 ne ha vinti due, l'anno scorso cinque, quest'anno tre. Tutti in Argentina, dove il livello è buono ma gli avversari sono sempre gli stessi. Il cambio di mentalità è arrivato con l'assunzione di Brzezicki, che ha affinato un tennis discreto, non eccezionale ma che vale certamente i top-100. Ricorda vagamente quello di Guillermo Garcia Lopez. “Sono un tennista aggressivo, buono sia di dritto che di rovescio. Il servizio è normale, in generale sono aggressivo. Da piccolo giocavo meglio il rovescio a una mano, ma era difficile perché non avevo molto forza. A due mani era più facile, ci ho dovuto lavorare molto ma oggi è uno dei miei colpi migliori”. Insomma, ha resistito alla tentazione ed è rimasto fedele alla scuola argentina, inaugurata da Vilas, esaltata dalla Sabatini e sublimata da Gaudio. Il problema, come sempre, sono i soldi. Dopo la finale a Todi è salito in treno ed è andato in Svizzera per giocare un campionato a squadre, ottimo per raccattare qualche euro. “Sarà dura, ma ho tanta voglia di lottare. E con il giusto atteggiamento puoi ottenere qualsiasi risultato”. Ha già coronato il sogno di giocare a Wimbledon. Ma per papà Nicolas, beh, c'è ancora tanto da conquistare. A partire da un bambino da sfamare.