E’ una delle idee per ottimizzare il circuito femminile: in questo modo, le qualificate per il Masters avrebbero una settimana di pausa tra la fine del circuito e le Finals. Intanto Steve Simon, capo WTA, dice che Singapore potrebbe essere il luogo indicato per diventare la sede fissa del torneo.

La conferenza stampa di Wuhan aveva fatto più rumore, ma anche a Singapore il capo WTA Steve Simon ha detto cose interessanti. Qualche settimana fa aveva parlato del possibile cambio di regole nel tennis femminile, con l’istituzione del “no-ad” e del super tie-break al posto del terzo set, oltre a una nuova denominazione dei tornei. Stavolta si è focalizzato sul calendario, in particolare l’ultima parte della stagione. Quella che sfocia, appunto, nelle WTA Finals di Singapore. Simon è consapevole del poco spazio a disposizione tra i tornei dell’ultima settimana (Mosca e Lussemburgo) e l’inizio del Masters. Se le finali non fossero collocate al sabato, pensate un po’, gli eventi finirebbero col sovrapporsi. E poi si creano situazioni come quella vissuta da Svetlana Kuznetsova: la russa ha acciuffato il pass per Singapore all’ultimo tuffo, vincendo a Mosca e volando in fretta e furia a Singapore (dove peraltro ha vinto il suo girone ed è volata in semifinale). “Qui in Asia c’è una transizione complicata tra Tokyo, Wuhan e Pechino – ha detto Simon – non c’è dubbio che sia un’area dove dobbiamo trovare una soluzione”. Tra le idee in esame c’è lo spostamento del WTA Elite Trophy, il Masters B che dallo scorso anno si gioca a Zhuhai e vede in campo 12 giocatrici, gli immediati rincalzi alle prime otto. L’idea è invertire le date di Zhuhai e Singapore, in modo da dare una settimana di pausa alle migliori otto tra la fine del circuito e il Masters. Qualcosa di simile a quanto farà l’ATP a partire dall’anno prossimo, quando il Masters Under 21 riempirà la settimana di buco tra Parigi Bercy e le finali di Londra. 

SINGAPORE, UNA SEDE CHE FUNZIONA
Simon è consapevole che ogni cambiamento comporta una complessa riorganizzazione. “Sulla carta sembra un’operazione facile, ma in realtà ci sono molti aspetti in gioco, tra cui le problematiche di business, i contratti…tuttavia, penso che una soluzione si possa trovare”. A parte questo, la WTA è più che contenta di Singapore come sede delle finali. “L’evento è cresciuto e migliorato, anno dopo anno”. E non è detto che Singapore non possa diventare la sede fissa di un evento itinerante. Dopo le tante edizioni al Madison Square Garden di New York, il Masters femminile ha spesso cambiato sede. Alcune hanno funzionato (Istanbul), altre meno (Los Angeles e Doha), ma Singapore sembra la migliore per il giusto mix tra solidità economica e partecipazione del pubblico. Hanno intascato oltre 70 milioni di dollari con un accordo di cinque anni, ed è stato abbattuto per la prima volta dopo oltre vent’anni il muro dei 100.000 spettatori.  “Abbiamo avuto più di un colloquio con il governo locale – ha detto Simon – e a loro piacerebbe discutere di un futuro a lungo termine. A un certo punto ci piacerebbe trovare una sede permanente per il nostro Masters, un luogo dove si possa costruire l’evento, una tradizione e tutti gli investimenti necessari”. Più in generale, Simon è attratto dall’idea di aggiustare il calendario del tour. “Abbiamo bisogno di una programmazione più sana ed equilibrata – ha detto – e combinare uno dei nostri punti di forza, la presenza globale, con la tutela della salute delle giocatrici”. Va detto che la WTA è riuscita a comprimere il calendario in modo più efficace rispetto agli uomini. A parte le top-players, tutte le altre hanno oltre due mesi di off-season.

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